“La Grande Bellezza” di Sorrentino acclamato dalla stampa internazionale
Ieri è stato il giorno di Paolo Sorrentino, l'unico italiano in Concorso con “La Grande Bellezza”, che già in anticipata stampa, il giorno prima, aveva riscosso un grande successo da parte della critica mondiale. Il suo affresco di una Roma decadente e sfarzosa vista con gli occhi di un eccellente Toni Servillo, ha passato l'esame delle recensioni dei critici e del Montee des Marches, il mercato internazionale del Festival presso il quale la pellicola è stata presentata ai distributori di tutto il mondo, per poi arrivare alla sera della proiezione di gala, preceduta dal red carpet (tutte le foto nella gallery in fondo all'articolo), dove il pubblico lo ha accolto con più di dieci minuti di applausi. Oggi si iniziano a raccogliere le prime critiche, chi parla di capolavoro, che coglie l'inevitabile paragone con Fellini, chi, come i colleghi di Variety, definiscono il lavoro del regista napoletano come “un'intensa e spesso sorprendente festa cinematografica”. Ecco i commenti a caldo della stampa estera, che non ha lesinato in fatto di complimenti.
Jay Weissber per "Variety"
Una intensa e spesso sorprendente festa cinematografica che onora Roma in tutto il suo splendore e superficialità.
Peter Bradshaw per "The Guardian"
La grande bellezza, come la grande tristezza, può significare amore, sesso, arte o morte, ma soprattutto significa Roma, e il film vuole annegare nell’insondabile profondità della storia e della mondanità romana.
Deborah Young per "Hollywood Reporter"
Fortunatamente il regista Paolo Sorrentino sa fare di meglio che imitare il gigantesco Fellini e "La grande bellezza" è molto più di un inchino riverente, ripartendo da dove "La dolce vita" ci ha lasciati 53 anni fa.
Lee Marshall per "Screen International"
Certamente questa miscela di satira sociale e di malinconia esistenziale, questa ricerca della poesia anche ridicolizzando la poesia stessa è stato già fatto da Fellini, ma La Grande bellezza è una straordinaria esperienza cinematografica.
Frédéric Foubert per "Première"
I virtuosistici movimenti di camera che troncano il respiro e fanno sgranare gli occhi, la sensazione paralizzante di un montaggio pop, un pensiero che si manifesta con un ritmo quasi allucinatorio. Fin dalle prime immagini di La Grande Bellezza, si capisce che ci siamo! […] Questa altezza della visione estetica, questa disperazione crepuscolare, danno aLa Grande bellezza l’impronta di una “summa filmica”, del testamento di un vecchio maestro, salvo che il “vecchio maestro” in questione ha 42 anni.