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La valigia sul letto, Tartaglia presenta il suo cinema partenopeo

Eduardo Tartaglia presenta il suo terzo film come regista, realizzato con la collaborazione del ministero e della regione Campania. In 150 copie, di cui il 70 % al Sud.
A cura di Emanuele Rauco
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La valigia sul letto

La Casa del cinema nello splendore, sebbene piovoso, di Villa Borghese diventa cornice dell’incontro con Eduardo Tartaglia, regista napoletano al terzo film che per la prima volta affronta una distribuzione più capillare e nazionale, dopo che il film precedente Ci sta un francese, un inglese e un napoletano ha incassato moltissimo a Napoli. La valigia sul letto racconta di come Achille, impiegato precario, in nero e sfrattato, e la compagna Brigida finiscono in un giro di camorra, pentiti e nascondigli, ovviamente col sorriso sulle labbra.

“Vengo dal teatro – dichiara Tartaglia – e nei primi tempi il peso del linguaggio del palco è stato quasi un peso per me, ma grazie alla fiducia dei produttori e della distribuzione sono riuscito, spero, a migliorare, perché mi hanno dato la possibilità di crescere e maturare”, giungendo al suo film più cinematografico il che non significa che il regista conosca il cinema: il gioco di battute, gag e flebili giochi di parole non aiuta in questo ad appassionarsi un pubblico non affine al suo teatro.

Nel cast, spicca il ruolo da killer di Alena Seredova, che ha recitato al quinto mese di gravidanza, ed Ernesto Mahieux (reso famoso da L'imbalsamatore di Matteo Garrone), che però si è dichiarato insoddisfatto del suo personaggio e della sua prova: “poteva farlo chiunque altro al posto mio”. Insostituibile, invece, il ruolo della città di Napoli, che – prima che il film affondi nella debolezza dell’intreccio e in una regia magari corretta ma del tutto inerme – sembra un terreno in cui il regista sondi un po’ le ambizioni sociali e di genere del suo territorio. “Il dialetto è per me parte fondamentale perché è davvero il mio modo di pensare ed esprimermi, senza perdere contatto con me stesso e la mia ispirazione. E devo ringraziare gli attori che hanno saputo mediare il valore del dialetto con le sonorità diverse delle due lingue. Basti pensare al percorso che ha fatto Eduardo De Filippo nel suo modo di rendere il dialetto comprensibile anche al resto d'Italia”, dichiara Tartaglia. Che però non sa far ridere, e non è un problema da poco.

Emanuele Rauco

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