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Le ultime 56 ore, azione e denuncia sociale nel nuovo film di Claudio Fragasso

Forte denuncia sociale, dramma, sentimenti e azione al centro de Le ultime 56 ore di Claudio Fragasso.
A cura di Enrica Raia
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Gianmarco Tognazzi ne Le ultime 56 ore di Claudio Fragasso

Un action movie impegnato è l’etichetta che forse più si addice a Le ultime 56 ore, il nuovo film di Claudio Fragasso con cui il regista di Palermo Milano solo Andata, prova e riesce a coniugare perfettamente un cinema di intrattenimento con quello di contenuto ‘impegnato’ al limite della denuncia sociale. Agguati, inseguimenti e pallottole sono infatti solo il pretesto per raccontare una storia scritta ancora una volta dalla moglie del regista Rossella Drudi, e al cui centro c’è la cosiddetta Sindrome dei Balcani, quella lunga serie di leucemie e altre forme di cancro che hanno colpito i soldati italiani di ritorno dalle missioni di pace internazionali e causate dall’esposizione a materiali radioattivi come l’uranio impoverito. Una tematica spinosa poco esplorata dal cinema italiano, e che qui viene raccontata intrecciando due vicende parallele e apparentemente distanti che finiranno inevitabilmente per intrecciarsi, e non solo dal punto di vista della struttura narrativa, ma nell’essenza stessa dei suoi protagonisti, due psicologie differenti ma in sostanza simili nei sentimenti che si ritrovano, ognuno a suo modo, ad affrontare una malattia terribile come la leucemia.

Da un lato il vice-questore aggiunto Paolo Manfredi (Luca Lionello), dall’altro il colonnello dei parà Gabriele Moresco (interpretato da Gianmarco Tognazzi, figlio dell’indimenticato talento italiano Ugo Tognazzi). Abile negoziatore della polizia il primo, reduce da una missione di pace in Kosovo il secondo, finiranno per ingaggiare una partita a due quando il militare, sconvolto per la morte di un suo amico per una malattia di cui nessuna istituzione vuole assumersi la responsabilità, trova una via forte per attirare l’attenzione su una scomoda verità a lungo insabbiata, quella degli effetti dannosi delle armi all’uranio impoverito.

Mantenendo fede alla promessa fatta alla moglie del suo amico, la dottoressa Sara Ferri (Barbora Bobulova), il colonnello Moresco assieme ai suoi uomini decide di occupare con la violenza l’ospedale civile, dando all’esercito un ultimatum di 56 ore per fare mea culpa pubblico, scadute le quali gli ostaggi verranno ammazzati. A prendere in mano la delicata questione e a tentare una trattativa con il gruppo armato sarà il vice questore Manfredi, disposto a tutto pur di salvare la sua famiglia. Per uno strano scherzo del destino in quell’ospedale si trovano infatti anche la figlia Valentina (Nicole Murgia, la Cristina della fiction Tutti pazzi per amore) e sua moglie Isabella (Simona Borioni) che, ammalata di leucemia, proprio quella mattina attende un trapianto di midollo osseo.

Enrica Raia

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