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Leonardo DiCaprio snobba l’Oscar: “Non è l’approdo di una carriera”

L’attore, candidato ad una statuetta come Miglior Attore per The Revenant, parla di quel premio che tante volte gli è sfuggito di mano per un soffio: “Il mondo dei premi supera il nostro controllo, noi facciamo del nostro meglio e se le persone se ne accorgono ne siamo felici”.
A cura di Andrea Parrella
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Una sola domanda regnerà sugli Oscar di quest'anno: Leonardo DiCaprio vince o non vince? Obiettivamente, si può dire senza troppi timori che l'attore sia riuscito, da due anni a questa parte, ad attirare sugli Academy Awards un'attenzione mediatica nettamente superiore alla media di sempre e, per questo, l'organizzazione dovrebbe riconoscergli un premio a prescindere. Perché è vero che con la delusione del 2014, quando l'attore perse al photofinish, sconfitto da Matthew McCounaghey, le statuette sono diventate, per i social, una vera ossessione per l'attore americano. Meme e video ironici non smettono di spuntare fuori come funghi e c'è la ferma convinzione che Leo, da anni, non faccia altro che offrire una performance sempre più altisonante per meritarsi quella statuetta come Miglior Attore Protagonista, un premio ambito che ancora gli manca in bacheca.

Quest'anno, con The Revenant, sembra essere la volta buona. A dirlo è la critica, e soprattutto la massa critica, quella degli spettatori in sala, di cui buona parte già grida al capolavoro. Il film di Iñárritu, anche questo candidato come Miglior Film agli Oscar 2016 (qui tutte le nomination) vede Leonardo DiCaprio interpretare un ruolo difficile, complesso, che gli ha permesso di essere candidato alla statuetta, ma in un'intervista recente, forse per modestia, forse per ridurre l'aspettativa, forse per finto disinteresse, forse per reale disinteresse, lui ha fatto intendere che dell'Oscar se ne freghi. O, quantomeno, ha spiegato di minimizzare il peso di un premio che, alle volte, prescinde da dinamiche esclusivamente inerenti la tecnica, le capacità, le emozioni suscitate negli spettatori:

Siamo estremamente felici che l’Academy Awards abbia riconosciuto il valore di questo film complesso, che io amo definire un puro viaggio esistenzialista più che un’esperienza cinematografica. L’Oscar non è l’approdo di una carriera ma è la gioia di veder apprezzato il proprio lavoro. Il mondo dei premi supera il nostro controllo, noi facciamo del nostro meglio e se le persone se ne accorgono ne siamo felici. Va aggiunto che un film come questo è stato difficile da finanziare e i premi possono contribuire affinché i professionisti che vi hanno lavorato continuino nella loro avventura artistica

Nell'intervista, riportata da Il Fatto Quotidiano, DiCaprio ha descritto la sua esperienza da attore per Alejandro González Iñárritu in una maniera pressoché mistica, un'avventura che è andata oltre la percezione classica di cinema: "Privilegiato nell’aver preso parte a un film unico nella sua epicità percettiva.Quando ho visto il mio sangue sporcare la lente e il mio fiato appannarla ho compreso che eravamo oltre il cinema: si è trattato di una partecipazione immersiva con la wilderness, alla ricerca nostalgica e quasi “fantascientifica” di quei cacciatori di pellicce, pionieri della frontiera verso l’Ovest. Gente che sopravviveva a qualunque costo contro la natura usando la natura stessa. E’ da lì, da questa fisicità primordiale ed animalesca, che arriva il personaggio di Hugh Glass, per studiare il quale non avevo molto a disposizione se non la comprensione di una certa spiritualità e l’istinto".

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