112 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Marco Giallini: “Dopo la morte di Loredana, è come se avessi deciso che mi dovevo dare da fare”

È al cinema con il nuovo film di Massimiliano Bruno, Non ci resta che il crimine, e adesso Marco Giallini pensa al suo presente di attore sul piccolo e grande schermo senza grandi affanni. In un’intervista al Corriere della Sera parla del periodo successivo la morte di sua moglie Loredana e di quanto si sia sentito spinto a fare di più. Passaggio obbligato sul successo di Rocco Schiavone e sulle serie tv che lo entusiasmano, tipo Breaking Bad.
A cura di Eleonora D'Amore
112 CONDIVISIONI
Immagine

È al cinema con "Non ci resta che il crimine", nuovo film di Massimiliano Bruno, con  Alessandro Gassmann, Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi e Ilenia Pastorelli. Marco Giallini è uno degli attori italiani più richiesti nel mercato cinematografico dell'ultimo decennio, ma di cose ne ha fatte anche prima e sempre di grande qualità. Forse perché la selezione dei copioni e i pochi provini che accetta di fare, ‘solo quando sono innamorato davvero di un ruolo‘, hanno fatto sì che Giallini non scadesse mai in qualcosa che non valesse la pena vedere. Lo confessa lui stesso al Corriere della Sera: "Dopo una ventina di pellicole con ruoli minori, la svolta sono stati i primi film da protagonista. E poi diciamo che in seguito alla morte di Loredana (la moglie morta nel 2011, ndr) è come se avessi deciso che mi dovevo dare da fare".

È, senza dubbio, anche molto amato dalle donne e a tal riguardo spunta fuori un aneddoto molto divertente: "A Mantova, durante un evento per la fiction Rocco Schiavone, sono intervenuti i carabinieri. Mi hanno messo in guardia perché c’erano millecinquecento indiavolate di tutte le età. Io ho preso il microfono e le ho salutate: “Pensate se fossi stato pure bello!”. Credo che i ruoli che ho interpretato abbiano molto influito sul mio successo tra le donne. Tutta colpa di Freud, Schiavone… Richard Gere diceva: “Se John Travolta non avesse rinunciato a interpretare American Gigolò e Ufficiale e gentiluomo girerei ancora ruoli secondari e non mi noterebbe nessuno”.

Il Rocco Schiavone che ha consentito a Rai2 di diventare rete di rilancio di un prodotto televisivo superiore alla media delle serie e delle fiction che siamo soliti intercettare in prima serata. Una serie che fatto balzare gli ascolti di rete e ha avvalorato il percorso di Marco Giallini come attore anche sul piccolo schermo: "Considero stupide le polemiche sul rischio di emulazione dei personaggi negativi. Se uno prende una pistola non è per colpa di un film. Si fanno polemiche molto ipocrite. A me hanno rotto le palle perché Rocco Schiavone si fa le canne. Cioè, è pieno di gente che prima pippa cocaina e poi alza il dito per giudicare una canna".

Tra gli attori/colleghi che ammira di più, non esitazioni: "Toni Servillo. Attore enorme, uno dei tre più grandi" e poi ne aggiunge altri due "Pierfrancesco Favino. E dato che non posso dire Valerio (Mastandrea, ndr), che è un fratello, aggiungo Massimiliano Gallo, l’ho appena conosciuto sul set di Villetta con ospiti". Nel suo futuro non ci saranno cinepanettoni, ma probabilmente la sperimentazione, ancora inesplorata, del doppiaggio al cinema: "Stimo i Vanzina, ma non è roba mia. Quando non avrò più lavoro proverò a doppiare".

112 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views