Millenium, Fincher ci riporta tra delitti e scoperte inattese
David Fincher ha fatto di nuovo centro. Dopo “The Social Network” e “Il curioso caso di Benjamin Button” con Brad Pitt, è di nuovo in corsa per l’Oscar (Rooney Mara tra le migliori attrici) con “Millenium – Uomini che odiano le donne”.
Il titolo originale è “The Girl with the Dragon Tattoo” ed è il secondo adattamento cinematografico del romanzo di Stieg Larsson “Uomini che odiano le donne”, primo adattamento della trilogia “Millenium”, già portato al cinema nel 2009 dal regista danese Niels Arden Oplev.
I protagonisti della trasposizione di Fincher sono Daniel Craig, nei panni del giornalista Mikael Blomkvist, e Rooney Mara, nel ruolo di Lisbeth Salander, che le è valso, come dicevamo, la meritatissima nomination agli Oscar 2012.
Siamo in Svezia, anno 2006. Mikael Blomkvist è un giornalista che dirige la rivista "Millennium", che tratta degli scandali e delle truffe del mondo politico ed imprenditoriale. L’uomo denuncia un imprenditore locale, ma perde la causa e viene condannato per diffamazione in primo grado a 6 mesi di carcere; la condanna definitiva sarà emessa 6 mesi dopo ed è in questo arco di tempo che si svolge la trama del film. Lisbeth Salander è un'hacker ventiquattrenne asociale, tatuata e vestita punk, con un passato fatto di violenza, attuata e subìta. Mikael Bloomkvist la incontra e decide di parlarle del caso su cui sta indagando: nel 1966, la sedicenne Harriet Vanger scomparve nel nulla durante una riunione di famiglia sull'isola abitata dal potente clan dei Vanger, che ne sono anche i proprietari. Benché il corpo della ragazza non sia mai stato ritrovato, lo zio Henrik, molto affezionato alla nipote, è convinto che sia stata assassinata da un membro della sua stessa famiglia. Dopo aver collegato la scomparsa di Harriet a una serie di grotteschi e sanguinosi delitti avvenuti tra gli anni '40 e '60, i due investigatori cominciano a dipanare una storia familiare oscura e sconvolgente.
Il regista di “Fight Club”, “Seven” e “Zodiac”, riafferma, con “Millenium”, la sua passione per le tematiche delittuose, intricate e dall’atmosfera grigia e cupa. La sua rivisitazione del romanzo di Larsson è più profonda, va al di là delle apparenze, dando un’interpretazione molto personale, procedendo per accumulo d’indizi e dettagli. La trama procede in maniera lineare, senza troppi sconvolgimenti, e questo forse è il maggior difetto di tutta la pellicola. Fincher non riesce a coinvolgerci per tutta la sua durata. Ed è un vero peccato. C’è qualche sprazzo di violenza alla “Seven”, con la scena dello stupro ai danni di Lisbeth o all’inizio quando Mikael Blomkvist perde la sua credibilità di giornalista, ma il resto è noioso, girato benissimo (come al solito), ma estremamente pesante e “classico”, inteso come piatto.
Craig e Mara come protagonisti principali sono eccellenti: freddi, affascinanti, dimessi, proprio come l’ambiente scandinavo che li circonda. Sono le due colonne portanti del film, oltre alla stupenda fotografia di Jeff Cronenwerth e le musiche martellanti di Trent Reznor, tra cui spiccano la cover di “Immigrant Song” dei Led Zeppelin e la splendida “Orinoco Flow” di Enya. Troppo poco per un progetto estremamente ambizioso e in corsa per gli Oscar.
Si poteva fare di meglio? Decisamente si.
Voto: 6-