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Moonrise Kingdom apre le danze a Cannes 2012 ma non entusiasma

Il regista Wes Anderson apre la 65esima edizione del Festival di Cannes con la sua nuova commedia incentrata sulla fuga d’amore di due dodicenni e la conseguente ricerca di tutta la stramba comunità di un’isoletta del New England.
A cura di Ciro Brandi
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Moonrise Kingdom

Il nuovo film di Wes Anderson (“I Tenenbaum”, “Le avventure acquatiche di Steve Zissou”, “Il treno per il Darjeeling”, “Fantastic Mr. Fox”) ha aperto le danze di questa straordinaria 65esima edizione del Festival di Cannes, ma dopo la prima stampa, gli applausi sono stati tiepidi e l’entusiasmo quasi assente. Tutto ciò è molto strano perché la commedia presenta un supercast composto da star come Bruce Willis, Bill Murray, Edward Norton, Harvey Keitel, Tilda Swinton e Jason Schwartzman, e dal trailer originale sembra girato in maniera impeccabile e la trama è molto interessante, anche se un tantino usurata. Tuttavia Anderson resta sempre fedele al suo humour fuori dal tempo, fatto di battute ad effetto, situazioni al limite del paradosso, lunghi silenzi che esprimono alla grande le sensazioni dei personaggi e, soprattutto, nulla è lasciato al caso. Fotografia, scenografia e montaggio sono state curate, come sempre, in maniera maniacale e il suo stile (colori, tecnica registica, narrazione) è riconoscibile sin dai primi fotogrammi.

Moonrise Kingdom

“Moonrise Kingdom” è incentrato sulla fuga sentimentale di due dodicenni (gli esordienti Jared Gilman e Kara Hayward), emarginati in famiglia e nella società (siamo nel 1965) in cui vivono, uniti dallo stesso carattere solitario e, all’occorrenza, aggressivo. A fare da sfondo a questa vicenda c’è un’isola al largo delle coste del New England, circondata dal mare sempre in tempesta e abitata da una comunità chiusa nei suoi riti ma che si mobiliterà interamente per cercare i due giovani innamorati. Il film adotterà man mano una narrazione surreale e quasi fumettistica, riprendendo i colori dei Tenenbaum, con tanto di happy end corale e rigenerativo.  I temi sviluppati sono quindi il primo amore, i conflitti generazionali tra genitori e figli, la fuga nella Natura, la voglia di evadere da un mondo che non ci appartiene. Tutti punti affrontati mille volte nel mondo cinematografico, ma Anderson, a nostro avviso, da quel tocco in più che dev’essere assolutamente visto e ammirato per quello che è, un percorso quasi poetico, fiabesco, in cui gli occhi sono rapiti dalle immagini e, forse, il resto non conta poi così tanto. Speriamo che almeno il pubblico lo premi.

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