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Muccino travolto dalle critiche per le parole su Pasolini, chiuso il profilo Facebook

“Olio di ricino a chi non la pensa come voi”, queste le parole di Gabriele Muccino nell’ultimo post antecedente la chiusura del suo profilo Facebook. Il regista è stato letteralmente travolto dalle polemiche nelle ultime ore per le sue opinioni in merito al Pasolini regista, che lui ha definito improvvisato.
A cura di Andrea Parrella
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Dopo lo sfogo di qualche ora fa in merito a Pier Paolo Pasolini e le critiche al suo cinema, Gabriele Muccino ha forse assaporato davvero la sensazione scioccante di essere travolto dalle critiche e le polemiche del web, senza più poterle controllare. Aveva contestato a Pasolini le sue doti da regista, ritenendolo di fatto responsabile di aver rovinato il linguaggio cinematografico italiano degli anni '70, avvalorando la figura del regista di film improvvisato, come molti sono stati dopo di lui, che tuttavia a differenza sua mancavano della caratura intellettuale di cui Pasolini era dotato. E Muccino non lo ha fatto in un giorno qualsiasi, ma in corrispondenza alla celebrazione dei 40 anni dalla morte del grande intellettuale italiano. L'effetto è stato dirompente, la stampa ha ribattuto la notizia e cinefili e appassionati di Pasolini non si sono risparmiati sulle critiche. Un mare di critiche, che in nottata hanno portato Muccino ad usare parole forti, arrabbiate e deluse, prima di decidere di chiudere la sua pagina:

Tutti in fila… uno due, uno due… e chi non la pensa come voi, olio di ricino. Ma per favore popolo di Facebook che insulta prima ancora di leggere e cercare di comprendere quello che io ho veramente scritto e non ha mai voluto l'ambizione di trovare consenso o condivisione ma solo di essere raccontato. E' ancora un nostro diritto dire cosa pensiamo? A quanto pare no. Meglio dare del mediocre, dell'arrogante, della nullità, insulti a destra a manca, una sassaiola da vandalismo intellettuale contro colui che ha osato dire che forse la terra non era al centro dell'Universo.

Muccino: "Pasolini aprì ai registi improvvisati"

Il paragone è dunque alto, Muccino è consapevole di aver contestato un personaggio divenuto, di fatto, un intoccabile della cultura contemporanea. E continua: "Non mi scalfisce ciò che leggo  ma il giudizio che esce fuori con tanta rabbia e violenza. Il giudizio che inconsapevolmente date di voi stessi e della violenza che esternate e che non era affatto presente in quanto da me scritto. Lo ribadisco per l'ultima volta perché nel prossimo post riprenderò a parlare di cose che mi premono assai di più". Qui l'analisi di Muccino diventa ditipo tecnico, ma anche e soprattutto commerciale:

Il cinema è industria, un film costa, se non rientra dei denari, la pellicola, quando c'era la pellicola, finisce al macero e nell'oblio. Dalla metà degli anni '70 il cinema italiano è morto a causa di improvvisati registi che non sapevano come comunicare col pubblico. Ho detto qualcosa che non è verificabile? Ho detto che Pasolini regista ha aperto la porta ad altri registi improvvisati che a differenza sua non avevano nemmeno l'immensa statura di scrittore e poeta… Ho detto che Pasolini era uno scrittore prestato al cinema e che il cinema non era nelle sue corde piu' alte. Lo penso, lo penserò e avrò ogni sacrosanto dovere di dirlo anche davanti ad una folla di forcaioli che ha intasato questa bacheca di insulti.

Muccino chiude quindi con amarezza, rivolgendosi al popolo di Facebook: "Ma lì lascerò i vostri insulti, per quanto possa mai riuscire a resistere dal non cancellarli quando mi ci imbatta, essendo voi entrati con le scarpe infangate in casa mia senza avere neanche avuto la premura di togliervele o di lasciare una decente pulizia alle vostre spalle. Ora basta, chiudo questa parentesi penosa di fascismo applicato. Domani olio di ricino a colazione e il mio peccato verrà purificato!". Uno sfogo notturno è la chiosa prima della chiusura del profilo, che infatti, al momento, non è più visualizzabile.

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