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“Nirvana”, il film cult di Gabriele Salvatores usciva 20 anni fa

Il 24 gennaio 1997, usciva il film più originale e di maggior incasso del premio Oscar napoletano, che ci porta in un mondo futuro psichedelico, con uno script cyberpunk e atmosfere assolutamente non congeniali al cinema italiano. La critica non apprezzò, ma ancora oggi, “Nirvana” è una delle pellicole più riuscite e celebri di Salvatores.
A cura di Ciro Brandi
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Il 24 gennaio 1997, usciva uno dei film di fantascienza più originali di Gabriele Salvatores, ma, in generale, del cinema italiano. “Nirvana” è l’ottavo film da regista del premio Oscar napoletano e si discosta totalmente dai suoi predecenti successi – “Marrakech Express”(1989), “Turné”(1990), “Mediterraneo”(1991), “Sud”(1993) –  portandoci nel 2005, in un posto chiamato Agglomerato del Nord, a pochi giorni da Natale. Il protagonista è Jimi (Christopher Lambert), uno dei più bravi creatori di videogiochi, dipendente di una grande multinazionale. Un giorno, il gioco “Nirvana” viene attaccato da un potente virus che fa prendere coscienza al protagonista principale, Solo (Diego Abatantuono) di essere, appunto, un personaggio che vive in un mondo virtuale. A quel punto, Solo chiederà di essere cancellato per non essere copiato e venduto ovunque e, allo stesso tempo, Jimi dovrà ritrovare anche la fidanzata, Lisa (Emmanuelle Seigner), sparita improvvisamente.

“Nirvana”, un viaggio e due missioni da compiere

Salvatores spiazzò i suoi ammiratori e la critica specializzata (che non apprezzò per nulla) con questo film che – strizzando l’occhio, soprattutto, a “Blade Runner”(1982), di Ridley Scott, a “Strange Days”(1995) di Kathryn Bigelow e ai romanzi dell’americano Philip K. Dick – ci porta in un mondo futuro a dir poco psichedelico, con uno script cyberpunk e atmosfere psichedeliche assolutamente non congeniali al cinema italiano. Il film fu girato interamente nei vecchi stabilimenti dell’Alfa Romeo di Portello (Milano) e il regista è bravissimo nel montare un mondo virtuale popolato da personaggi poco raccomandabili, su uno sfondo orientaleggiante, dove Jimi (Lambert) pensa di avere il pieno controllo, ma è proprio Solo a ricordagli che, a sua volta, anche lui è una marionetta nelle mani della Okosama Starr. E’ a quel punto che Jimi intraprenderà il suo viaggio, alla scoperta di se stesso, con le due missioni da compiere (cancellare Nirvana e ritrovare la sua amata Lisa, che lo ha lasciato in balia alla depressione più totale), rendendoci partecipi del suo bisogno di evasione e del suo rifiuto della società circostante.

 La colonna sonora, il cast e gli incassi

Ciò che colpisce immediatamente, è la splendida colonna sonora, prodotta da Mauro Pagani e da Federico De Robertis, tra cui si distinguono i pezzi “Whatever It Is”, cantata da Raiz, leader degli Almamegretta e “John Barketcorn (must die)”, tratta dall’omonimo album dei Traffic. Oltre a Lambert e ad Abatantuono, nel cast ci sono tanti attori italiani, tra cui Stefania Rocca (Naima), Claudio Bisio (Corvo Rosso), Silvio Orlando (portiere indiano), Paolo Rossi (Joker), Sergio Rubini (Joystick), Amanda Sandrelli (Maria) mentre nei panni della Dea Kali c’è un’irriconoscibile Luisa Corna. Nonostante le critiche sostanzialmente negative, “Nirvana” è stato il più grande successo commerciale di Salvatores, con 15 miliardi di vecchie lire d’incasso, ed è riuscito a portare a casa 1 David di Donatello (Miglior sonoro di presa diretta); 4 Ciak d’Oro (Miglior attore non protagonista a Sergio Rubini, Migliore attrice non protagonista a Stefania Rocca e Migliore manifesto e, a Salvatores, fu assegnato il Premio Flaiano al Miglior regista.

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