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Pupi Avati sbotta: “Il Leone d’Oro a Sacro GRA è antitesi dell’arte”

Il regista ha rilasciato dichiarazioni piuttosto forti, durante la manifestazione Pordenonelegge, sul Festival di Venezia e sul suo vincitore. Che abbia ragione?
A cura di Ciro Brandi
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Il regista Pupi Avati è stato ospite, stamattina, a Pordenonelegge – Festa del libro con gli autori, l'importante manifestazione sull’editoria che si svolge, appunto, a Pordenone nel mese di settembre, e che quest’anno è arrivata alla 14esima edizione. Avati è stato invitato per presentare la sua autobiografia, “La grande invenzione”, ma un giornalista, cogliendo l'occcasione al volo, gli ha chiesto, ovviamente, il suo parere sull’ultimo Festival di Venezia e sul vincitore, “Sacro GRA” di Francesco Rosi”. A quel punto, Avati ha risposto:

Il cinema ha il fiato corto, specie quello italiano di questi ultimi anni. I ragazzi vanno nelle multisale e lì scelgono il blockbuster di turno. Il cinema che abbiamo amato, e che abbiamo cercato di fare, è in caduta libera. Il Festival di Venezia si è ridotto ad assegnare il primo premio ad un documentario, antitesi di quello che dovrebbe essere quest'arte. Il Leone d'Oro, è stato assegnato ad un regista che non ha mai diretto un attore e questo denuncia ancora di più lo stato di crisi in cui versa la cinematografia italiana.

Parole molto dure – e forse anche un tantino esagerate – che in parte sono anche veritiere, poiché i film di maggior incasso degli ultimi anni sono quasi sempre i thriller, le commedie e i film di fantascienza made in USA, fatta eccezione per qualche raro caso durante le festività natalizie. Ma allora cosa c'è che non va nel cinema italiano attuale?

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