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Roberto Benigni, “Il piccolo diavolo” da Oscar compie 65 anni

“Il piccolo diavolo”, “Johnny Stecchino”, “Il mostro” sono solo alcuni dei suoi più grandi successi, ma nel 1999 ci ha fatto emozionare alzando l’Oscar al cielo per “La vita è bello”. Roberto Benigni, il 27 ottobre, compie 65 anni e nella sua carriera ha girato 27 film, di cui 9 da regista, ma milioni di spettatori lo hanno amato anche in veste di lettore de “La Divina Commedia” e della Costituzione Italiana. Tanti auguri!
A cura di Ciro Brandi
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L’irriverente, folle e geniale Roberto Benigni, il 27 ottobre, compie 65 anni. Artista italiano tra i più amati in assoluto, ci ha fatto raggiungere il culmine dell’emozione quando, nel 1999, ha ritirato l’Oscar come Miglior attore protagonista dalle mani della grande Sophia Loren per “La vita è bella”, ma nella sua carriera ha girato ben 27 film, di cui 9 da regista. E’ impossibile non citare “Il piccolo diavolo”, “Johnny Stecchino”, “Il mostro”, diventati veri e propri cult, ma memorabili sono anche le sue “incursioni” televisive che hanno avuto come “vittime” presentatori illustri come Raffaella Carrà e Pippo Baudo. Grazia al suo enorme lavoro come lettore e divulgatore de “ La Divina Commedia”, di Dante, nel 2007 è stato candidato ai Premi Nobel per la Letteratura e, in seguito, lo abbiamo visto cimentarsi anche con il “Canto degli italiani”, i principi fondamentali della Costituzione italiana e i dieci comandamenti, sempre accolti da un clamoroso successo di pubblico.

Gli esordi e “Berlinguer ti voglio bene”, di Bertolucci

Benigni è nato a Castiglion Fiorentino, da due contadini, ed è il quartogenito dopo tre sorelle. Con tutta la famiglia, si trasferirà a Prato e, dopo aver conseguito il diploma di ragioniere, già nel 1971 debutta al Teatro Metastasio con lo spettacolo “Il re nudo”, di Evgenij L'vovič Švarc. In seguito, conosce l’attore, regista e autore teatrale Marco Messeri, col quale porterà in scena tantissimi spettacoli e si trasferirà a Roma, nel 1972. Fondamentale per lui sarà l’incontro con il grande Giuseppe Bertolucci, che scriverà per lui il monologo “Cioni Mario di Gaspare fu Giulia”, portando in giro per l’Italia e incentrato sulla storia dell’esuberante contadino toscano, che ha molto di autobiografico. Sempre nel 1972, Benigni è nel cast della serie tv “Sorelle Materassi”, di Mario Ferrero e nel 1976 in quella di Beppe Recchia, “Onda libera”, mentre nel 1977, debutta al cinema con “Berlinguer ti voglio bene”, di Giuseppe Bertolucci, sempre nei panni di Mario Cioni. La pellicola è bersagliata dalla censura e, da allora, Benigni viene visto come artista fuori da qualsiasi schema.

L’incontro con Renzo Arbore e “Tu mi turbi”

Nel 1978, lo vediamo nella trasmissione di Renzo Arbore “L’altra domenica”, nei panni di un improbabile critico cinematografico mentre, al cinema, sarà nel cast di “Una mamma”(1979), di Luigi Zampa; “I giorni cantati”(1979), di Paolo Pietrangeli; “La luna”(1979), diretto da Bernardo Bertolucci e “Chiaro di donna”(1979), di Costantin Costa-Gravas, dove recita accanto a Romy Schneider e Jean Reno. Nel 1980 presenta il Festival di Sanremo con l’attrice Olimpia Carlisi, suscitando scandalo dopo un bacio appassionato datole in eurovisione. Renzo Arbore lo vorrà nel suo famoso “Il Pap’occhio”(1980) e in “FF.SS. – Cioè: "…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?"(1983), e nello stesso anno, Benigni debutta alla regia con la commedia ad episodi “Tu mi turbi”, dove recita anche la sua Nicoletta Braschi, diventata poi sua moglie nel 1991. Nel 1984, il pubblico lo ama nel ruolo di Saverio in “Non ci resta che piangere”, di e con l’indimenticabile Massimo Troisi, mentre dalla collaborazione teatrale con Giuseppe Bertolucci nasce il film “Tuttobenigni”(1986), raccolta di spezzoni degli spettacoli teatrali tenuti in giro per l’Italia.

Il sodalizio con Jarmusch e “Il piccolo diavolo”

Sempre nel 1986, il regista americano Jim Jarmusch lo assolda per le pellicole “Strano conoscersi” e “Daunbailò” e per quest’ultimo vincerà il Nastro d’Argento come Miglior attore protagonista, per il ruolo di Roberto, turista italiano in America che si ritroverà in carcere per aver commesso un omicidio involontario. Nel 1988, è il regista e il protagonista de “Il piccolo diavolo”, dove recita con Walter Matthau. La pellicola conquista il botteghino, entusiasmando meno la critica, e Benigni porta a casa il David di Donatello come Miglior attore protagonista per lo spassoso ruolo di Giuditta. Nel 1990, il maestro Federico Fellini lo sceglie come protagonista del film “La voce della luna”, affiancandogli Paolo Villaggio mentre Jim Jarmusch lo richiama per “Roma”(1991), film in cui Benigni è il protagonista dell’episodio “Taxisti di notte”.

“Johnny Stecchino” e “Il mostro”

Nel 1991, l’attore e regista porta al cinema “Johnny Stecchino”, commedia che omaggia il grande Totò e i film dei Fratelli Marx, in cui Benigni è Dante Ceschini, un ingenuo autista che sarà coinvolto in una surreale vicenda legata al mafioso italoamericano Johnny Stecchino, di cui si scopre sosia e quindi in pericolo di vita. Il film batte ogni record d’incassi e vince il David Speciale, 2 Nastri d’Argento e 2 Ciak D’Oro come Miglior attore protagonista e Miglior attore non protagonista (a Paolo Bonacelli). Due anni dopo, il mitico Blake Edwards gli affida la parte del gendarme Jacques Gambrelli e “Il figlio della Pantera Rosa”, con Herbert Lom e Claudia Cardinale, ma il botteghino non lo premiò, contrariamente a quanto successo con la commedia “Il mostro”, del 1994, ancora diretta e interpretata dall’artista fiorentino, che si attesta come campione d’incassi della stagione cinematografica italiana, davanti a colossi come “Il re leone” e “Forrest Gump”.

“La vita è bella”, il capolavoro da 3 Oscar

Il 1997, segna un punto di svolta nella sua vita e nella carriera. Il 20 dicembre di quell’anno esce il suo capolavoro, “La vita è bella”, di cui Benigni è regista, protagonista e sceneggiatore (con Vincenzo Cerami). Il ruolo dell’italiano di origini ebree, Diego Orefice, che nel 1939 viene deportato con la moglie (Nicoletta Braschi) e il figlio (Giorgio Cantarini) in un campo di concentramento nazista. Una volta lì, farà di tutto per cercare di esorcizzare l’incubo dell’Olocausto e non farlo vivere al piccolo Giosuè, facendogli credere di essere concorrente di un “gioco” con un grandioso premio finale. Il film è un successo clamoroso, incassa ben 92 miliardi di lire e riesce a portare a casa il Grand Prix della Giuria a Cannes, 6 David, 5 Nastri d’Argento, il Premio César al Miglior film straniero. 5 Globi d’Oro, 2 European Film Award e 3 Oscar (Miglior film straniero, Miglior attore protagonista e Miglior colonna sonora a Nicola Piovani). Naturalmente, “La vita è bella” rappresenta per Benigni la consacrazione a livello mondiale ed è, ad oggi, il film italiano più visto al mondo e il più premiato dall’Academy.

Il tonfo al botteghino con “Pinocchio” e “La tigre e la neve”

Il francese Claude Zidi, nel 1999, lo vuole per il ruolo di Lucius Detritus in “Asterix e Obelix contro Cesare”, dove affianca Gerard Depardieu e Christian Clavier mente nel 2002 torna alla regia con “Pinocchio”. La sceneggiatura del film fu scritta sempre col fidato Cerami e il budget stanziato fu fissato a 45 milioni di euro. Benigni è anche il protagonista, ma purtroppo il botteghino mondiale gli fu nemico, dato che gli incassi globali si fermarono a circa 41 milioni di dollari e la critica lo stroncò aspramente. Ciò nonostante, il film vinse 2 David di Donatello (Miglior scenografia e Migliori costumi a Danilo Donati), 1 Nastro d’Argento per la Migliore colonna sonora (a Nicola Piovani) mentre Benigni si beccò la nomination ai Razzie Awards come Peggior attore protagonista. Senza perdersi d’animo, l’artista entra nel cast di “Strano conoscersi”(2003) film a episodi del suo amico Jarmusch e Virzì lo vuole per un cameo in “Caterina va in città”(2003). Nel 2005, torna alla regia con “La tigre e la neve”, che racconta la storia d’amore tra il poeta e docente di letteratura italiana Attilio De Giovanni (Benigni) e la critica letteraria Vittoria (Nicoletta Braschi). Il suo amore sarà talmente forte da spingerlo a seguirla in Iraq, proprio all’inizio del conflitto tra il paese di Saddam Hussein e gli USA. Ancora una volta, però, il box office è nefasto e, partendo da un budget di 35 milioni di dollari, la pellicola ne incassa globalmente solo 24, venendo stroncata anche dalla critica.

“La Divina Commedia” e “To Rome With Love”

Dal 2001, Benigni gira le università con le sue letture de “La Divina Commedia”, di Dante Alighieri e alcune di queste sono trasmesse anche in televisione – “Dante: Inferno e Paradiso – Roberto Benigni recita la Divina Commedia”(2001); “L'Ultimo del Paradiso (2002)”; “Il Quinto dell'Inferno” (2007) –  conquistando sempre milioni di spettatori. L’ultimo film a cui ha preso parte, invece, è “To Rome with Love”(2012), di Woody Allen, dove ha il ruolo dello sconosciuto, balzato senza alcun motivo all’onore delle cronache e dei media. Nello stesso anno, è su Rai 1 con il programma “La più bella del mondo”, incentrato sui 12 principi fondamentali della Costituzione Italiana mentre, nel 2014, intrattiene ancora milioni di spettatori italiano con lo spettacolo “I dieci comandamenti”.

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