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Salma Hayek, femminista a Cannes: “L’ industria del cinema non capisce più le donne”

Salma Hayek: “Il grande cinema ha abbandonato le donne e non sa più cosa desideriamo. Non capiscono che generazione di giovani in gamba sta arrivando. Perché cambi ci deve essere parità in tutti i segmenti dell’industria: dal managing delle star fino al box office”.
A cura di Sabina Ambrogi
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La fondazione Kering di François Henri Pinault, tra i maggiori  partner del Festival di Cannes (e tra i leader mondiali dell'abbigliamento e degli accessori) ha dato il via a una serie di incontri con star internazionali per parlare delle donne nell'industria cinematografica, dei ruoli e dei cambiamenti in corso in tutte le maglie del processo produttivo: dal managing delle star, alle clausole dei contratti, alla rappresentazione, ai ruoli femminili, all'accesso ai fondi per realizzare film negli studios e in Europa, alla regia, alla distribuzione. Una catena alla fine della quale c'è il film, il prodotto che si consuma davanti ai nostri occhi in un paio di ore ma che forgia il nostro immaginario, il nostro gusto, crea  una domanda e un'offerta. E evidentemente in questo gusto “inventato dagli uomini” a un certo punto le donne non si sono più ritrovate e come dice Salma  “ si sono messe a guardare la tv”. Ma come si interrompe questa catena che da sempre è presidio prevalentemente  maschile?

La “regina infelice” del Racconto dei racconti, il film di Matteo Garrone in gara a Cannes, è una donna di statura minuscola che arriva sicura su trampoli glamour, abito di veli verde e marrone dalla gonna svolazzante abbottonato fino al collo, è però  talmente presente con il suo spirito e l'allegria da trasformarsi in un attimo in una creatura gigantesca e imponente che è quella che poi ci restituisce anche il cinema. Appunto, una regina:

Sono messicana, mezza libanese, donna, e ho 48 anni. Sulla carta dovrei essere al più basso dei gradini e dovrei passare il tempo a piagnucolare. Ma sono al top della mia carriera: lamentarsi è la sola cosa che non va mai fatta. Ho preso centinaia di porte in faccia, ovunque, e ho sempre lottato senza fermarmi mai. Per produrre “Frida” (che le ha dato una nomination all'Oscar, ndr) ci ho messo otto anni.

E' l'intera catena che deve cambiare:

Noi attrici dobbiamo rifiutare il più possibile ruoli in cui si discriminano donne, ci devono essere produttrici, post produttrici, e soprattutto la distribuzione deve avvenire contestualmente. La mia manager che è anche la stessa di Julienne Moore e di molte altre star, è meravigliosa: non farebbe mai firmare un contratto con un ruolo di donna discriminata.

La ricetta per risolvere la questione delle donne nel cinema è semplice per Salma:

Bisogna coinvolgere in  uguale misura donne e uomini. Ma soprattutto convincere gli uomini, che ancora comandano  l'industry, che noi donne costituiamo un enorme potere economico. Solo così capiscono. Gli fai vedere i soldi. Gli unici settori in cui c'è parità uomo donna sono la moda e la pornografia. Siamo un ‘valore' solo se  siamo rappresentate come oggetto ma il punto è che non riescono più a capire cosa vogliamo, cosa pensiamo, cosa desideriamo. Sono talmente ossessionati dalle loro cose ‘mache' che non riescono neanche a capire il valore economico che rappresentano le donne. Quando ho prodotto in Colombia la telenovola  “Ugly Betty”  che parlava di una ragazza  non particolarmente carina, non riuscivo a far passare l'idea, perché c'era qualcosa di troppo nuovo e ogni volta veniva rifiutata. Allora sono andata con le statistiche e dati alla mano a mostrare quante sono le donne che vedono la tv, e che potere economico siamo. Sono le donne a essere le più grandi consumatrici! Infatti avevo ragione io:  è stata una telenovela con sessanta milioni di spettatori, e ho venduto ogni singolo spazio pubblicitario. Gli uomini nelle catene di comando non riescono a vedere quale generazione di donne in gamba stia arrivando. La mia teoria è che ci hanno rifilato dei film in cui noi donne abbiamo smesso di riconoscerci, per mille ragioni. Allora abbiamo smesso di andare al cinema e ci siamo messe davanti alla tv, e lì le cose, sono cominciate a cambiare, c'è qualcosa di più smart, che ci riguarda di più. E' l'industria del cinema che non sta cambiando che resta ancorata a una tradizione maschilista:  a noi donne non interessano più i loro film. Loro ci hanno abbandonate, e noi anche. Ora stanno cercando  di capire cosa sia accaduto: pensano che sia una questione di tecnologia che li distrugge? Io non credo che sia così. Si stanno distruggendo da soli perché stanno lavorando su dei vecchi modelli che hanno paura di cambiare. La grande industria del cinema non sta progredendo. Sono solo i film minori che stanno facendo uno sforzo. E noi donne abbiamo perso la gioia di andare al cinema. Non vogliamo più le commedie romantiche. Siamo andate troppo avanti. Ma i ruoli delle donne leader continuano a essere  rifiutati, e agli attori non piace quando le donne  hanno dei ruoli più forti.

E il film di Garrone  in questo senso ha un ruolo giusto per Salma: regina infelice che fa il suo cammino espiatorio, rinuncia a una fetta di sé,  prima di diventare una donna umanizzata. E  una madre felice, senza per questo smettere di essere regina.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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