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“Si sentiva minacciato, era la demenza”: le ultime ore di Robin Williams in uno show

Il docu-reality inglese “Autopsy” ricostruisce gli ultimi convulsi giorni di Robin Williams prima del suicidio, avvenuto l’11 agosto 2014. Tra insonnia, ansie e tendenze paranoiche e gesti inconsulti che sembrano confermare la tesi dell’autopsia, secondo cui l’attore era affetto da una grave forma di demenza degenerativa.
A cura di Valeria Morini
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Robin Williams passò gli ultimi giorni prima del suicidio, avvenuto quel maledetto 11 agosto 2014, assediato da una "follia paranoica", come se  sentisse che "qualcosa che non andava in lui". È quanto  afferma il docu-reality televisivo "Autopsy", prodotto dal canale britannico Channel 5, che andrà in onda stasera con una puntata dedicata alla grande star hollywoodiana. Lo show si è occupato in passato di altre morti celebri come quelle di Michael Jackson e Elvis Presley ed è già stato pesantemente criticato da diversi fan e amici di Williams, che hanno accusato il network di speculare sulla tragedia che ha colpito la star e la sua famiglia. Nonostante le proteste, Channel 5 ha comunque prodotto l'episodio, che unisce una ricostruzione dei fatti in forma di fiction a interviste ad esperti di psicologia e medicina legale. Daily Mail fornisce in anteprima i dettagli su quanto andrà in onda.

"Nascose i suoi orologi in un calzino e li portò a un amico, si sentiva in pericolo"

Come spiegato dal patologo Richard Shepherd, nei giorni immediatamente precedenti alla sua morte Williams si sarebbe reso responsabile di molti gesti inconsulti e incomprensibili. Avrebbe per esempio riempito un calzino della sua intera collezione di orologi e di altri gioielli, consegnandolo poi a un amico affinché lo custodisse per lui. Inoltre, avrebbe passato le ultime 24 ore a navigare freneticamente su Internet alla ricerca di farmaci, probabilmente conscio che qualcosa nel suo sistema nervoso stava per cedere. Paranoia, insonnia, ansia: questi i sintomi che avrebbe manifestato in quelle febbrili e fatali ore. È stata la stessa moglie Susan Schneider a a raccontare l'episodio dei gioielli, che, secondo il dottor Shepherd, "È un fatto molto peculiare, che sua moglie descrive come simbolo della crescente paranoia di cui soffriva". "Si sentiva minacciato", aggiunge la dottoressa Anjula Mutanda, psicologa: "Chi vive sentimenti di paranoia spesso teme di essere in pericolo".

Tale comportamento non farebbe che confermare la tesi dell'autopsia, secondo cui l'attore soffriva in realtà di una malattia neurodegenerativa mai diagnosticata, la Demenza da corpi di Lewy. A questo si aggiunge poi la depressione, da cui Williams era affetto da diversi anni. Una settimana prima del suicidio, alla star venne prescritto una confezione di quetiapina, medicinale utilizzato per la schizofernia o i disturbi bipolari: questo confermerebbe ulteriormente come il suo stato mentale fosse arrivato a un punto critico. Come conclude il documentario, non ci sarebbe invece alcuna prova di un consumo di alcool o droghe da parte di Williams nelle ore precedenti al suicidio.

La polemica sullo show: "Vogliamo solo celebrare il talento e la carriera di Williams"

A interpretare l'attore nella ricostruzione è Alain Poudensan, la cui una scelta è stata molto dibattuta dall'opinione pubblica. Oltre ad essere un celebre sosia della star, Alain Poudensan ha infatti recitato in diversi film a luci rosse. La produzione di "Autopsy" ha voluto così difendersi dalle critiche piovute sul programma ancora prima della messa in onda:

Il film celebra la carriera e il talento di Robin e anche i tragici dettagli riguardanti la sua morte sono parte della storia.

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