Tim Robbins, l’emozione del cinema e l’impegno per la libertà
Da sempre impegnato sulla doppia strada artistica e politica, Tim Robbins è uno di quegli attori che nel corso della carriera ha saputo distinguersi per originalità e coraggio, compiendo scelte spesso non facili, e portando avanti la sua personale idea di libertà, sociale ed espressiva. Nato nel 1958, sui palcoscenici teatrali già a 12 anni, fondatore di una propria compagnia, poi debuttante in episodi di serie Tv e piccoli ruoli cinematografici, ottiene la sua prima parte importante in Bill Duhram di Rob Shelton nel 1988.
Da lì Robbins si impone per la sua bravura e versatilità, e ottiene un rispetto sempre maggiore da parte di colleghi e produttori. Lo vediamo reduce dal Vietnam e preda di una follia sempre più pronunciata in Allucinazione Perversa di Adrian Lyne, poi in Jungle Fever di Spike Lee, Mr. Hula Hop dei Coen, e in alcuni capolavori corali di Robert Altman quali I protagonisti (premio come miglior attore a Cannes) e America Oggi. Nel 1994 da il meglio di sè nella splendida interpretazione in Le ali della libertà di Frank Darabont (omaggiato nel nostro articolo dedicato alla festa del 25 aprile), accanto a Morgan Freeman (appena visto in Invictus), l'anno dopo realizza il suo secondo film come regista confezionando lo struggente Dead Man Walking, con Sean Penn e Susan Sarandon (sua compagna per 23 anni, prima della recente separazione), e poi prosegue tra cinema e teatro, alternando ruoli importanti e piccoli film d'autore (ad esempio Codice 46 di Michael Winterbottom, protagonista dell'ultimo Festival di Berlino).
Nel 2003 arriva la definitiva consacrazione: Clint Eastwood gli regala un ruolo sofferto e coinvolgente in Mystic River (da poco uscito in Blu ray), e Robbins si porta a casa un meritatissimo Oscar come miglior attore non protagonista. Negli ultimi anni si è un pochino defilato, ma le emozioni che ha impresso alla sua filmografia, e le battaglie che ha combattuto a livello personale, restano preziose e indelebili.
Alessio Gradogna