C’è una coppia di donne nella prima linea del cinema italiano alla Berlinale. Non sono star da copertina o corpi rassicuranti scelti per fare bella figura, muti, ma Alba Rohrwacher e Laura Bispuri, ovvero la stella più luminosa del nostro cinema autoriale (premiata, lei e i suoi film, più volte a Cannes e Venezia) e una regista al suo primo lungometraggio che ha già avuto accesso al concorso del Festival di Berlino. Senza enfasi, ma con il piglio di chi sa il fatto suo, le due sono qui a supportare Vergine giurata, il film in cui Alba interpreta una donna che ha scelto di “essere uomo” per accedere alla libertà cui anela nella comunità di pastori montanari albanesi in cui vive. Sarà una volta sradicata da quei luoghi e ripiantata in una città italiana in cui vive la sorella che il suo intimo femminile comincerà a manifestarsi e reclamare il dominio sul corpo.
“Quando sono andata a fare le prove nella sala grande del palazzo della Berlinale, per vedere con i proiezionisti se il film si vedeva bene, è stata una vera emozione… Pensare quel cinema tutto pieno di persone venute per vedere il mio film è incredibile, la maniera migliore di mostrare il proprio lavoro” dice Laura Bispuri che essendo esordiente è alla sua prima esperienza in un festival internazionale. Accanto a lei c’è la più giovane ma navigata Alba Rohrwacher, di casa a Cannes (quest’anno Le meraviglie, diretto dalla sorella ha anche portato a casa premi) e abituè di Venezia (solo 5 mesi fa ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione in Hungry Heart): “Laura è bravissima, mi ha mandato il copione 3 anni fa chiedendomi di essere la protagonista, non sapevo nulla di lei ma ho subito guardato i suoi cortometraggi e sono rimasta sbalordita”.
La storia viene da un libro omonimo, che sembra scritto apposta per Laura Bispuri, la quale già nei corti (Passing time, Biondina e Salve Regina) ha raccontato di donne che cercano di essere se stesse, al di là di quello che famiglia, comunità e società vogliono da loro: “Nella storia c’è sia il personaggio di Alba, una donna che si è mascolinizzata per essere libera ma non può reprimere la sua intimità, che quello di Ionida, la ragazza con cui entra in contatto che è il suo opposto, fa nuoto sincronizzato e pensa che che le donne debbano essere perfette come gli viene chiesto. Sono entrambe condizionate da quello che la società si aspetta da loro e conoscendosi capiscono che c’è di più”.
Ovviamente gran parte del successo del film si misura nella maniera in cui Alba Rohrwacher riesce a dare vita all’intimo della sua ragazza/uomo: “Non avrei mai potuto fare un uomo al 100%” dice l’attrice “non sarei in grado, ma qui si tratta di una ragazza che finge di esserlo. Non che sia facile, ma è un’impresa più alla mia portata” Senza contare che hai dovuto imparare l’albanese: “Si, è una lingua impossibile. Ma come tutte le cose quando ci entri dentro ti si apre un mondo. Come con il greco al liceo o con la matematica”.
Due settimane di riprese tra i monti albanesi e altre due in Italia, il film è stato girato nei luoghi di cui parla, “posti inaccessibili, solo riuscire ad arrivarci ti fa capire come si possa vivere lì, quanto siano remoti e lontani da noi” dice Alba Rohrwacher che ha vissuto in simbiosi con la regista per creare “millimetricamente” il personaggio perchè come dice Laura Bispuri: “Questo film è un viaggio non solo esterno ma anche interno”. Ora le due italiane a Berlino se la devono vedere con gli altri film del concorso, giudicate da Darren Aronofsky e dalla giuria che presiede ma, visto il livello del film e dei suoi concorrenti, Vergine giurata può giocarsi le sue carte. Di certo l’immagine del nostro cinema, che piazza un’opera prima direttamente in concorso con due donne che portano un film tutto al femminile in una piazza internazionale così importante, è bellissima.