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1992, la serie criminale ideata da Accorsi racconta l’anno che l’Italia cambiò

Presentata al Festival di Berlino la serie che partirà a fine Marzo mescola fatti e personaggi veri con altri di finzione per mostrare il marcio tra politica e televisione.
A cura di Gabriele Niola
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L’idea è partita da Stefano Accorsi. Lui per primo ha proposto a Sky di realizzare quella che poi è diventata 1992 – La serie, in onda su Sky Atlantic da fine Marzo e presentata in anteprima assoluta al Festival di Berlino. L’attore infatti, come ha spiegato al termine della proiezione dei primi due episodi, voleva “raccontare gli ultimi 23 anni di storia italiana, per colmare un vuoto narrativo che il cinema non aveva saputo colmare”, sono stati poi i tre creatori che hanno dato forma a questa visione per conto di Sky (non solo distributore ma anche produttore della serie), ovvero, Alessandro Fabbri, Stefano Sardo e Ludovica Rampoldi, a volersi concentrare solo sul 1992, l’anno in cui tutto è cambiato.

Come fa intuire il titolo l’argomento centrale è Mani Pulite, l’inchiesta da cui è partito tutto il cambiamento, gran parte delle storie girano intorno ad essa (c’è anche una versione molto fica e cinematografica di Antonio Di Pietro poco vicina a quella meno epica della realtà) e quelle che non ne sono direttamente influenzate girano intorno al mondo dello spettacolo, la televisione e Fininvest. Infatti Stefano Accorsi, da ideatore del progetto, ha sulle spalle il personaggio centrale, un consulente di Publitalia così bravo che viene scelto da Marcello Dell’Utri (anche lui messo in scena con grande coolness) per far parte di un team segreto che deve elaborare una strategia per applicare alla politica ciò che si fa con i prodotti di consumo. Capire come vendere un candidato e un partito (ancora da decidersi), come prendere il potere con le strategie mediatiche usate fino a ieri per i detersivi. Intorno a fatti veri e qualche personaggio vero ci sono molti personaggi finti (che creano un positivo effetto nostalgia per un passato così recente). La finzione alimenta la realtà, un poliziotto inventato suggerisce a Di Pietro la grande in chiesta, un pubblicitario inventato capisce che Berlusconi è l’uomo da candidare.

Intorno a questi due tronconi principali nella serie si muoveranno altri personaggi tra cui una ragazza amante di un politico (indagato) che vuole arrivare a Domenica In a forza di favori e un poliziotto sieropositivo che ha motivazioni sue per aiutare Di Pietro. La grande metafora infatti è che mentre in Italia si diffondeva l’infezione dell’AIDS, una più grande veniva allo scoperto, quella delle tangenti, lo hanno spiegato gli stessi autori sul palco dell’Haus der Berliner Festspiele: “Oggi sappiamo che all’epoca nell’industria c’erano 80.000 sieropositivi, un’infezione di massa che passa per il sangue proprio in contemporanea a Mani Pulite”. Come si capisce dunque c’è ancora una volta il crimine al centro del racconto di una serie di alto profilo italiana ma non ha nulla a che vedere con Gomorra e Romanzo Criminale. Quelle due serie infatti si distinguevano per un approccio molto duro, gretto, violento e brutale, 1992 invece si occupa di un altro crimine, quello che non uccide ma mette ai margini, quello che corrompe e non minaccia. Non meno preoccupante ma meno violento.

Insomma 1992 – La serie non vorrebbe giocare esattamente nello stesso campo di Gomorra e Romanzo Criminale, ma più in quello delle fiction Rai, solo fatte bene. Se la tv generalista da anni sta costruendo una storia italiana tramite biografie di santi, grandi uomini e tutto ciò che c’è di buono, 1992 mette in scena la nostra storia (recente) attraverso il peggio. Delle 5 trame incrociate nessuna ha infatti un protagonista positivo, in ognuna c’è qualcuno che si muove in maniera poco pulita, che fa parte del marcio o che aspira a farne parte tra poliziotti dalla dubbia morale, un reduce della guerra in Iraq che si presenta con l’allora arrembante Lega Nord per combinare qualcosa nella vita, il pubblicitario senza scrupoli e morale fino alla vallettina senza scrupoli sullo sfondo di Non è la Rai.

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