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Captain America: Il primo vendicatore, la recensione

L’eroe a stelle e strisce arriva finalmente al cinema e non delude le aspettative. Patriottismo, amore, amicizia e delle belle scene action fanno di questo film un’altra pietra miliare della produzione Marvel.
A cura di Ciro Brandi
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Chris Evans

La Marvel ultimamente sta riempiendo i cinema di tutto il mondo con i suoi supereroi più che mai. A pochissima distanza di tempo, l’uno dall’altro, abbiamo visto “Thor”, “X-Men: First Class”, adesso “Captain America” e a fine agosto sarà la volta di “Lanterna Verde”. Un vero toccasana in questo periodo fatto di commediole da serie Z e film che dovrebbero uscire solo in DVD.

Il regista Joe Johnston, mago degli effetti speciali e director di film come “Jurassik Park III”, “Jumanjii” e “Hidalgo – Oceano di fuoco”, vincitore di un Oscar proprio per gli effetti speciali del film “I predatori dell’arca perduta”, ha dato la sua interpretazione del più patriottico degli eroi mascherati, caricandosi di responsabilità enormi. Johnston, nella ricerca del metodo giusto col quale prendere un film supereroistico ambientato durante la seconda guerra mondiale e trasportarlo al pubblico moderno,  si è soffermato principalmente sullo stile che caratterizza “Indiana Jones e i predatori dell'arca perduta”. Altri titoli che hanno pesato e avuto influenza sui toni del film sono “Cielo d'ottobre”, “The Rocketeer” e “Guerre stellari”, tutti progetti a cui egli stesso ha preso parte.

La trama segue quasi alle perfezione i comics da cui è tratta la storia di Steve Rogers, un rachitico ragazzo statunitense che, nel 1942, vuole assolutamente arruolarsi nell’esercito per servire il suo paese, ma viene puntualmente riformato, finchè il dottor Abraham Erskine gli offre la possibilità di sottoporsi alla somministrazione del siero del Super Soldato. Durante la seduta, il dottore è vittima di un attentato da parte dell’HYDRA, l’organizzazione militare finanziata da Hitler e capeggiata da Johann Schmidt, il primo super soldato creato da Erskine rimasto sfigurato in quanto il siero non era ancora pronto per essere utilizzato. Da allora saraà noto come Teschi Rosso. Steve diventa prima fantoccio da propaganda e in seguito una temibile macchina da guerra, ma dall’animo puro e giusto.

Johnston è riuscito nel suo intento, dando vita ad un eroe che incarna gli ideali classici che tutti dovrebbero avere: giustizia, lealtà, umiltà, patriottismo e amore puro. Il budget messogli a disposizione – 140 milioni di dollari – ha fatto il resto. La scelta del protagonista principale, l’attore Chris Evans, è stata quanto mai azzeccata, incarna alla perfezione le fattezze di Capitan America, biondo, occhi azzurri, prestante e agile (anche se già visto nel ruolo de “La Torcia Umana” ne “I Fantastici 4”) risulta anche simpatico nei panni della marionetta nelle mani della politica, nella seconda parte del film. La prima parte è tutta incentrata sul desiderio iniziale di Steve e sulla sua trasformazione. Conosciamo anche Teschio Rosso (un fantastico Hugo Weaving) e i suoi piani di distruzione e colonizzazione.  Man mano che si va avanti, il film mette in mostra il cast stellare: Tommy Lee Jones, nei panni del generale Chester Phillips, un pò (troppo) invecchiato ma col solito carisma che non lo abbandona mai; Stanley Tucci impersona il simpatico e commovente dottor Abrham Erskine, e l’affascinante Hayley Atwell ha il ruolo della soldatessa Peggy Carter.

La pellicola è fedele nelle ambientazioni al fumetto originale, i costumi sono veramente ben fatti, la fotografia riprende quella dell’ultimo “X-Men: Le origini”, riadattandola all’epoca in cui si svolgono i fatti. Gli effetti speciali,in alcune scene, non sono perfetti, ma il montaggio non perde mai il ritmo, non ci sono punti morti. Il 3D è davvero inutile, anzi, in alcuni punti diventa quasi fastidioso. Le avventure dell’eroe a stelle e strisce sono un ottimo mezzo per mandare un forte messaggio morale sulla propaganda in generale (in quel caso relativa all’arruolamento), sul senso e sull’affidabilità del mezzo, sull’uso di alcuni personaggi per fini personali, quindi un messaggio applicabile anche ai giorni nostri, universalmente valido.

Nella seconda parte, si perde un pò lo smalto iniziale, ma il tutto dura quasi una ventina di minuti, per poi esplodere con la scena finale. Le pecche che possiamo rintracciare sono relative più che altro al poco spazio dato ad alcuni personaggi – Teschio Rosso e Bucky, il migliore amico del Capitano – e il fatto che le armi usate dalle guardie filo-naziste siano uscite da un film di fantascienza, con tanto di raggi disintegratori,  mentre l’esercito di Capitan America risponde al fuoco con dei semplici fucili e inutili pistole, uscendone vincente. Lo stesso protagonista affronta il Teschio schivandone tutti i colpi solo con lo scudo. Mah. Per il resto possiamo sicuramente affermare che si tratta di un film ben confezionato, di sicuro successo e capostipite, forse, di una trilogia.

ATTENZIONE > SPOILER: Dopo la scena finale del film, Steve Rogers resta ibernato per 70 anni e al risveglio viene raggiunto da Nick Fury, agente segreto ed eroe dell'esercito statunitense, apparso per la prima volta in Sgt. Fury and His Howling Commandos n. 1 nel 1963, fumetto ambientato durante la seconda guerra mondiale, il quale gli propone di diventare un difensore del mondo, non soltanto dell’America. Ma oltre questo, alla fine dei titoli di coda, come in ogni pellicola Marvel, c’è la “scena segreta” che ci anticipa qualcosa sui prossimi eroi: stavolta vediamo Steve Rogers/Chris Evans intento ad allenarsi facendo boxe in una palestra. Lo raggiunge di nuovo Nick Fury, il quale lo porta in una sorta di stanza blindata dove ci sono tutti gli Avengers, pronti a sbarcare al cinema, insieme, nel maggio 2012.

Voto: 7  ½

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