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David di Donatello, i premiati: sorridono L’uomo che verrà e Vincere

Ai David si impone Giorgio Diritti per L’uomo che verrà; numerose statuette per Bellocchio, delusi Virzì e Tornatore. Premio anche per Tarantino.
A cura di Alessio Gradogna
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Sono stati consegnati ieri sera i David di Donatello, consueto premio destinato alle migliori produzioni italiane dell'anno. Piuttosto a sorpresa, tra le cinque pellicole che avevano raccolto più candidature (Virzì, Ozpetek, Bellocchio, Tornatore e Diritti), la statuetta come miglior film è andata all'outsider del gruppo, ovvero Giorgio Diritti, che ha battuto i più famosi colleghi grazie al suo pregevole L'Uomo che verrà, vincitore anche dei premi per la produzione e il sonoro in presa diretta.

A livello prettamente numerico, invece, numerosi sono stati i riconoscimenti per Vincere di Marco Bellocchio, che si è portato a casa ben 8 premi, con evidente superiorità per quanto riguarda le categorie tecniche (scenografie, fotografia, trucchi, montaggio, costumi, acconciature ed effetti visivi) e l'importante vittoria nella categoria miglior regista. Delusione per Virzì, che era in testa nelle nominations, ma non per i suoi attori (premiati Micaela Ramazzotti e Valerio Mastandrea), e sconfitta ancora più grande per Baaria di Tornatore (già escluso dai premi Oscar), che ha portato a casa solo la statuetta per le musiche di Morricone.

Poca gloria anche per Mine Vaganti di Ozpetek (recentemente premiato al Tribeca), che ha vinto solo con Ilaria Occhini ed Ennio Fantastichini come migliori attori non protagonisti. Per il resto, prevedibile vittoria come miglior canzone per Jovanotti e il suo Baciami Ancora nell'omonimo film di Muccino (che ora si prepara a tornare a Hollywood), successo di Radu Mihaileanu come miglior film dell'Unione Europea con Il Concerto, e di Quentin Tarantino (prossimo presidente di giuria a Venezia) che ha vinto con l'emozionante Bastardi senza gloria come miglior film straniero.

Nella serata, molti degli autori hanno voluto sottolineare le difficoltà economiche in cui versa il cinema italiano, per colpa dei numerosi tagli e della mancanza di finanziamenti del Governo; una situazione sempre più complicata e preoccupante in proiezione futura.

Alessio Gradogna

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