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GLBT Festival: l’amore negato tra Francia, Filippine e Bahamas

Nel concorso lungometraggi troviamo film sofferti, in cui si rincorrono tensioni, paure, segreti, e disperate richieste d’amore e accettazione.
A cura di Alessio Gradogna
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Children of God, concorso lungometraggi GLBT Festival

Dopo aver esplorato alcuni dei film più attesi di questa edizione numero 25 del GLBT Festival di Torino, tra cui The City of your Final Destination di James Ivory, Prayers for Bobby con una splendida Sigourney Weaver, e Happy Together di Wong Kar-Wai, andiamo ora a dare un'occhiata ad alcuni titoli del concorso lungometraggi, provenienti da ogni parte del mondo, e accomunati da tematiche in parte similari.

Iniziamo con Sagwan, diretto da Monti Parungao e proveniente dalle Filippine. Protagonista Alfredo, barcaiolo in una località di villeggiatura nella quale molti suoi colleghi si prostituiscono per guadagnarsi da vivere. Il giovane è insicuro, indeciso riguardo alla propria sessualità, e compie un graduale viaggio alla ricerca di se stesso. Nel frattempo Cecilia, una ragazza muta, lo accudisce amorevolmente, come una Maddalena, aspettando in silenzio che lui l'accolga tra le sue braccia. Film coraggioso e radicale (fin troppo), che non ha paura a mostrare organi maschili in primo piano, accoppiamenti e sangue mestruale. Finale poetico e quasi pasoliniano. Il risultato, però, appare forzato, e non convince del tutto.

Più solido e compatto invece Children of God, di Kareem Mortimer, proveniente dalle Bahamas (!!). Un giovane pittore bianco, un musicista nero, una donna religiosissima, un marito che finge di odiare i gay ma conduce una losca doppia vita. Personaggi diversi, ma accomunati da segreti, dubbi, solitudini, paure, e tensioni tenute nascoste ma pronte a esplodere da un momento all'altro. Un film volutamente lento, che procede sottovoce e si prende i suoi tempi, cogliendo nel segno.

Misurato, come da consuetudine per la nazione da cui proviene, è invece il francese L'arbre e la forêt, della coppia Ducastel/Martineau, dedicato a un uomo anziano che dopo tanti anni svela alla sua famiglia il segreto di una vita, ovvero il suo internamento ai tempi del nazismo a causa della propria omosessualità. Dramma familiare tipicamente “alla francese”, giocato sulle parole e gli sguardi, le sfumature e i rancori sopiti, la catarsi alla ricerca del perdono, e le richieste disperate per un amore quasi sempre negato, come anche per gli altri due film sopra citati.

Alessio Gradogna

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