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GLBT Festival: The City of your Final Destination, di James Ivory

In anteprima a Torino uno dei film più attesi di questa edizione del festival. Un lavoro elegante e trattenuto, con un grande cast.
A cura di Alessio Gradogna
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Laura Linney in The City of your final destination, al GLBT Festival

Uno dei titoli principali di questa edizione numero 25 del GLBT Festival di Torino, accanto a Le Fil con la madrina dell'evento Claudia Cardinale, e Prayers for Bobby con una splendida Sigourney Weaver, è senz'altro The City of Your Final Destination, nuovo lavoro di James Ivory, presente nel capoluogo piemontese per presentare l'opera e ritirare il Dorian Gray, un premio speciale a lui assegnato come omaggio alla sua carriera.

La sua nuova pellicola, tratta dal romanzo di Robert Harris (anche lui presente a Torino in qualità di giurato) presenta un cast di tutto rispetto, in cui si evidenziano i nomi di Anthony Hopkins (futuro prete esorcista in The Rite), Laura Linney e Charlotte Gainsbourg, ed è ambientata per la quasi totalità in Sudamerica. Un insegnante universitario d'origine iraniana vuole scrivere la biografia di uno scrittore ebreo morto in circostazione misteriose. Deve convincere i parenti dell'artista a dare la propria autorizzazione, e quindi si reca in Uruguay, dove vivono, in una grande tenuta isolata in campagna, il fratello gay dello scrittore, la vedova e la sua ex amante. Dovrà per forza penetrare tra i segreti della famiglia, e cercare di sciogliere la diffidenza dei suoi interlocutori. Il viaggio gli servirà anche per dare nuova linfa alla propria vita.

Abbiamo di fronte un film in pieno stile James Ivory, ovvero raffinato, elegiaco, e decisamente “letterario”. Una narrazione volutamente lenta, melliflua, graduale, ricca di sfumature, nella quale il cinema divene in un certo modo teatro da camera. A differenza dei suoi lavori migliori (ad esempio Camera con vista), questa volta Ivory da l'impressione di trattenersi fin troppo, affidandosi soprattutto al mestiere, senza riuscire però a scendere abbastanza in profondità. Non convince granchè la prova del protagonista Omar Metwally; notevole, invece, il sontuoso cast che lo affianca: un Hopkins ironico e autorevole, una Linney arcigna, bellissima e scorbutica, e una Gainsbourg ringiovanita e sbarazzina.

Alessio Gradogna

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