È andata in onda ieri sera alle 21.15 su Sky Atlantic la prima puntata di Gomorra – La serie, ma una volta tanto l’Italia è solo il primo paese di sfruttamento. La serie tratta dal libro di Roberto Saviano è stata infatti già comprata per quasi 50 territori (che comprendono Regno Unito, America Latina, Francia, Germania e Stati Uniti grazie all’apprezzamento espresso dal megaproduttore Harvey Weinstein) e solo sulla base di immagini parziali! Come capita unicamente per le serie americane infatti i compratori stranieri hanno potuto vedere alcune scene o solo qualche episodio al massimo e non la serie completa ma gli è bastato. Per gli inglesi sarà il primo prodotto sottotitolato della tv a pagamento e il capo di Canal+ (lo Sky francese) dopo aver visto parte della serie ha scritto e diffuso un documento ad uso interno nel quale comunicava a tutti i dipendenti che era questo lo standard che anche lui voleva per i suoi prodotti (lo ha raccontato alla stampa il distributore internazionale).
Di Gomorra – La serie abbiamo potuto vedere in anteprima solo i primi due episodi e non si può che confermare il parere internazionale: finiti si ha la voglia di vederla tutta questa serie che raccoglie e porta avanti quanto di buono mostrato con Romanzo Criminale (il regista e showrunner è lo stesso: Stefano Sollima) e si candida ad essere è la miglior serie televisiva prodotta in Italia nell’ultimo decennio. Gomorra non solo non somiglia alla consueta fiction nostrana (non c’è un coraggioso prete salvifico, un buon commissario o una candida maestrina a tenera alta la bandiera del buonismo) ma merita di essere accostata ai migliori prodotti stranieri. E se non è ancora possibile dire se sia a quel livello quanto a trama (avendo visto solo due episodi) è già evidente che lo è per atmosfera e modo di trattare i personaggi, insomma ha l’atteggiamento giusto. Gomorra è dura, molto dura, non teme niente, non fa sconti nè viene incontro a nessuno. Prendendo ispirazione poco dal film di Garrone e molto più dal libro di Saviano (la storia è quella della prima faida di Scampia dal punto di vista del clan dei Savastano, solo romanzata per essere una serie e trasportata nei giorni nostri) ne mutua anche l’ottica spietata, l’adesione senza remore ad un mondo di violenza passando prima di tutto per la dimensione visiva.
Ovviamente tutto è stato girato lì dove è ambientato, perché non avrebbe senso farlo altrove o “ricostruire”, ancora più che per Romanzo Criminale infatti il set è parte determinante di quel che si vuole raccontare (lo si capisce dalla casa dei Savastano, che è la vera abitazione del boss, dotata di un arredamento inimmaginabile nemmeno dalla più fervida creatività), per questo le riprese sono durate il tempo esagerato di un anno. “Siamo stati i benvenuti, ci hanno aiutato moltissimo e la gente ha risposto con entusiasmo alla nostra presenza” spiega Stefano Sollima “bisogna considerare che noi abbiamo portato moltissimi soldi, abbiamo preso locali a lavorare come attori e comparse, abbiamo pagato tutte le location ovviamente e poi consumato con la nostra troupe. Ma in più abbiamo trovato un entusiasmo e una curiosità fantastici. Con il crimine non abbiamo avuto contatti”. Forse sarebbe meglio dire che li hanno evitati, infatti uno dei molti motivi della lunga lavorazione è stata l’esigenza spesso di rivedere il piano di riprese perché una location diventava all’improvviso sconsigliabile, probabile teatro di ritorsioni o scaramucce, il che spiega molto anche come e quanto siano dovuti venire a patti per il territorio. Di certo è evidente che il prodotto finale non solo non ne ha risentito ma forse ne ha beneficiato.
Nonostante non siano presenti volti noti non c’è un attore in tutta la serie che non sia un professionista, anche i bambini che si vedono hanno alle spalle del teatro scolastico o qualche pubblicità. Il livello ottenuto è altissimo, si potrebbe citare Marco D’Amore (il protagonista delle prime puntate) o Maria Pia Calzone (che diventerà più importante con il proseguire della serie) ma la sensazione è che nel complesso non ci sia un elemento più debole dell’altro. Centrata moltissimo sul potere, sulla sopraffazione e sull’intrigo (oltre che sulla violenza) Gomorra – la serie sembra a tratti prendere ispirazione da Il trono di spade: non ha paura di eliminare protagonisti già nei primi episodi ed è consapevole che la maniera in cui tutti sono assetati di potere fa sì che nessuno possa essere prevedibile.