I 70 anni di Jeremy Irons nei suoi 7 film essenziali
Fascino magnetico, talento fuori dal comune e una carriera quasi inarrivabile. Jeremy Irons è uno dei massimi esponenti del cinema internazionale e il 19 settembre compie 70 anni. L’esordio al cinema avviene nel 1980 con il film “Nijinsky”, di Herbert Ross ma nel suo curriculum ci sono ben 48 pellicole per il grande schermo e 20 tra serie e film tv. Ha lavorato con David Cronenberg, Steven Soderbergh, John McTiernan, Adrian Lyne, Franco Zeffirelli, Bernardo Bertolucci, Ridley Scott, Giuseppe Tornatore regalandoci pellicole meravigliose come “Mission”, “Inseparabili”, “La casa degli spiriti”, “Lolita” e “Delitti e segreti”. L’Oscar è arrivato nel 1991 grazie al film “Il mistero di von Bulow” mentre negli ultimi anni lo abbiamo visto nei fantasy “Batman v Superman: Dawn of Justice”, “Assassin’s Creed” e “Justice League” e nel thriller “Red Sparrow”. Per festeggiare il suo compleanno, ecco 7 suoi film essenziali che non potete non aver visto.
“Mission”(1986), di Roland Joffé
Il pluripremiato film di Joffé è ambientato nel 1767, nella regione del Paranà, in Sudamerica, governata da spagnoli e portoghesi. Qui padre Gabriel (Jeremy Irons), un missionario gesuita, decide di risalire le cascate del fiume Iguazu per prendere contatto con una tribù di indios che vive nella foresta e cercare di creare una comunità dove non esista lo sfruttamento. A lui si unirà Rodrigo Mendoza (Robert De Niro), un cacciatore di schiavi che ha ucciso per gelosia il proprio fratello e ora è in cerca di riscatto. Storia appassionante, cruda e profonda; fotografia epica; le musiche di Ennio Morricone; la sceneggiatura di Robert Bolt e le incredibili performance dei due attori protagonisti fanno di “Mission” un vero e proprio gioiello della cinematografia mondiale. Non a caso, vinse, tra gli altri, la Palma d’oro al Festival di Cannes, 2 Golden Globe (Migliore sceneggiatura, Miglior colonna sonora) e 1 Oscar alla Migliore fotografia.
“Inseparabili”(1988), di David Cronenberg
Jeremy Irons recita nel doppio ruolo dei gemelli monozigoti Elliot e Beverley Mantle, due famosi ginecologi, totalmente diversi caratterialmente ma praticamente indistinguibili. I due avranno una storia con l’attrice Claire Niveau (Bujold), dapprima loro paziente, poi amante di entrambi a sua insaputa Elliot, quindi anche di Beverley. Quando la donna si accorge di quello che stava accadendo, i due fratelli cadranno nell’autodistruzione più totale. “Inseparabili” è uno dei film drammatici più riusciti di David Cronenberg ed è contraddistinto da una prima parte più “leggera” e una seconda decisamente più inquietante, dedicata alla perdizione di un grandissimo Jeremy Irons, qui in una delle sue performance migliori di sempre. Da (ri)vedere.
“Il mistero von Bulow”(1990), di Barbet Schroeder
Il film di Barbet Schroeder regalò a Jeremy Irons l’Oscar come Miglior attore protagonista per la sua fenomenale interpretazione del rampollo Claus von Bulow, accusato di aver provocato il coma irreversibile della sua ricca consorte con un’iniezione di insulina e quindi condannato a 30 anni di prigione. Ma quando ricorre in appello, grazie al bravissimo avvocato Alan M. Dershowitz (Ron Silver) il processo si arricchirà di nuovi elementi. La pellicola è basata sulla biografia del vero Alan Dershowitz e negli anni ’80 il fatto fece molto scalpore, rimbalzando sui giornali di tutto il mondo. Oltre ad Irons, il film fu candidato agli Oscar anche per la Miglior regia e la Miglior sceneggiatura.
“Delitti e segreti”(1991), di Steven Soderbergh
Nel film di Soderbergh, Irons è nei panni dello scrittore Franz Kafka. Il regista ci porta nella Praga degli anni ’20 dove Kafka è un funzionario assicurativo che indaga sulla sparizione del collega e amico Edouard Raban. Durante le indagini, conosce l’amante di Raban, Gabriela, implicata col suo ex in un gruppo di anarchici che organizza attentati contro l’organizzazione governativa denominata “Il Castello”. Da quel momento, Kafka entra in una spirale di sospetti, morti improvvise e una verità sempre più lontana. Lo sceneggiatore Lem Dobbs ha fatto un grandissimo lavoro di fusione tra gli scritti di Kafka “Il castello” e “Il processo” e Soderbergh ha fatto il resto, infondendo alla sua regia un tocco metafisico e quasi fuori dal tempo, con immagini in bianco e nero che diventano a colori solo quando Kafka è all’interno del Castello.
“Lolita”(1997), di Adrian Lyne
Nel remake di Lyne, del 1997, basato sempre sul romanzo dello scrittore russo Vladimir Vladimirovič Nabokov, Jeremy Irons interpreta il ruolo di Humbert Humbert, un professore di letteratura francese che si trasferisce in America per lavorare al Bearsdley College, in Ohio. A seguito di un imprevisto, ad Humbert viene proposto di trascorrere l’estate presso la casa della vedova Haze (Melanie Griffith), abitata dalla figlia 14enne Dolores (Dominique Swain), detta Lolita. Il suo fascino acerbo cattura subito Humbert che, pur di stare accanto a lei, sposerà la madre che odia. Il loro rapporto, però, col tempo prenderà una piega decisamente diversa, fino a deteriorarsi. Lyne riesce a rendere palpabile la forte attrazione di Humbert verso Lolita, ma sempre con tocchi eleganti e mai volgari, aiutato anche dalla sceneggiatura di Stephen Schiff, dalla scenografia di John Hutman e dalle meravigliose musiche di Ennio Morricone. Lyne non sarà Kubrick – regista del film del 1962 – ma la sua versione è molto godibile e ci tiene incollati allo schermo dal primo all’ultimo minuto.
“Il mercante di Venezia”(2004), di Michael Radford
Nell’adattamento per il grande schermo di Radford dell’opera di Shakespeare, ambientato a Venezia alle fine del 1500, Irons è il ricco mercante veneziano Antonio al quale Bassanio (Joseph Fiennes) chiederà un prestito di 3000 ducati per corteggiare Porzia (Lynn Collins). Antonio li chiederà, a sua volta a Shylock (Al Pacino), un usuraio ebreo, che però gli fa sottoscrivere ad Antonio una clausola per cui, in caso di mancata restituzione della somma, consentirà a Shylock di asportare dal suo corpo una libbra di carne. Irons e il cast da urlo, con la fotografia di Benoit Delhomme, gli effetti speciali di Sean Farrow e le scenografie di Bruno Rubeo, fanno di questa versione un piccolo cult che piacerà tantissimo soprattutto agli amanti del genere.
“Appaloosa”(2008), di Ed Harris
Ed Harris ci porta nel New Mexico del 1882. Nella cittadina di Appaloosa, lo spietato ranchero Randall Bragg (Jeremy Irons) ha ucciso lo sceriffo e i due vice, sottomettendo i cittadini. A contrastarlo, arrivano lo sceriffo Virgil Cole (Harris) e il suo vice Everett Hitch (Viggo Mortensen). Nel frattempo, arriva in città la bella vedova Allie French (Renée Zellweger), che subito attrarrà l’attenzione di Cole e Bragg sarà arrestati ma riuscirà ad evadere, sconvolgendo i piani di Cole e Hitch. “Appaloosa” è una sorta di western-comedy originale e fuori dai soliti schemi, con un cattivissimo Irons che però, in alcune scene, ci invita a stare dalla sua parte anche se fuorilegge sgangherato e folle. Recuperatelo.