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Il domani che verrà [la recensione]

La pellicola è tratta dal primo dei sette libri scritti da John Marsden, sei milioni di copie vendute in tutto il mondo, ed è diretta dall’esordiente Stuart Beattie.
A cura di Ciro Brandi
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La pellicola è tratta dal primo dei sette libri scritti da John Marsden, ed è diretta dall’esordiente Stuart Beattie.

Il film racconta la vicenda di Ellie Linton e dei suoi sei amici, Corrie, Kevin, Homer, Fiona, Lee e Robyn. Terminata la scuola, i sette adolescenti partono alla volta di un luogo incantato chiamato “Inferno”, sulle Alpi Australiane. Lontani dalla loro banale cittadina, Wirrawee, gli amici iniziano a conoscersi meglio e anche ad amarsi e impariamo a conoscere le loro personalità. Rientrati dal loro viaggio si accorgono ben presto che qualcosa è cambiato: le case di Wirrawee sono vuote, i loro parenti scomparsi, sono di fronte ad una città fantasma. Successivamente scopriranno che una forza militare straniera ha messo in ginocchio la città e reso prigionieri i suoi abitanti. Ellie e i suoi amici inzieranno un confronto armato senza precedenti.

Possiamo definire il film di Beattie come un lungo flashback, dato che nella scena iniziale Ellie racconta alla telecamera come tutto ha preso il via. E’ difficile mescolare il registro, i toni e le problematiche adolescenziali con la guerra e le sue sofferenze, ma Beattie si butta nella mischia con coraggio, anche se ci riesce solo a metà. “Il domani che verrà”, infatti, non convince fino in fondo, non coinvolge come vorrebbe. Il genere è ibrido, potremmo definirlo fanta-actionthriller, i dialoghi sono estremamente banali e, in alcuni punti patetici e demagogici, gli splendidi scenari naturali australiani non sono assolutamente sfruttati a dovere e le prove recitative dei ragazzi lasciano a desiderare, eccezione fatta per Rachel Hurd-Wood, già vista in “Dorian Gray”.

E’ piuttosto triste, dato che i romanzi di Marsden (“The Tomorrow series”) hanno venduto più di sei milioni di copie in tutto il mondo e i fans attendevano questo film con ansia smodata, ma l’idea della resistenza, del futuro da riprendersi, della lotta per riconquistare la propria libertà non sono stare trattate in maniera esaustiva. L’atmosfera alla “Transformers” non è adatatta a questo tipo di cinema, anche se in alcune scene, gli effetti speciali si fanno apprezzare. Peccato. Attendiamo i prossimi sequel.

Voto: 4

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