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La magnifica alchimia tra Sorrentino e Penn in This Must Be the Place [la recensione]

Dopo “Le conseguenza dell’amore” e “Il Divo”, Sorrentino ha aggiunto la “perla americana” alla sua eccellente filmografia. La stima reciproca tra lui e Penn ha fatto il resto.
A cura di Ciro Brandi
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La pellicola, diretta dal nostro Paolo Sorrentino, ha riscosso un ottimo successo al Festival di Cannes 2011, dov’era in concorso.

Lo straordinario Sean Penn è Cheyenne una rock star in declino, celebre negli anni ottanta come leader del gruppo musicale dei Fellows. Da diversi anni ha scelto un esilio volontario nella sua grande casa di Dublino, dove vive con la compagna Jane. Proprio la compagna e i numerosi fan, che lo vedono ancora come un'icona, cercano di spingerlo a tornare sulle scene, ma lui depresso e ansioso non crede più nel potere taumaturgico del rock. Un giorno viene informato che suo padre, con cui non ha contatti da tanti anni, sta morendo a New York. Nonostante la paura di volare, arriva negli Stati Uniti dove inizia un viaggio alla ricerca di Aloise Lange, l'ufficiale nazista che ha perseguitato suo padre durante la seconda guerra mondiale. Durante il suo viaggio incontrerà Mordecai Levy, un cacciatore di nazisti che lo aiuterà.

Un film davvero ben fatto. La ricerca interiore che porta Cheyenne ad andare dal padre è un sentiero ben più ampio. Il tema del viaggio è inteso cone ricerca di se stessi, sgretolazione di fragilità troppo a lungo represse o nascoste, magari sotto la facciata e il trucco da rockstar. Il messaggio di Sorrentino quindi è di speranza, non di redenzione. E’ un ritorno ai valori essenzali della vita, e il regista è abilissimo nel mostrarci il percorso del protagonista senza mai scadere nel patetico.

La sceneggiatura, fotografia e colonna sonora sono, come al solito, curate nei minimi dettagli. Sorrentino è un perfezionista, lo ha già dimostrato nelle sue pellicole precedenti e non si smentisce mai. La scelta di Sean Penn è stata la ciliegina sulla torta. L’attore è uno dei diamanti di Hollywood, e in “This Must Be the Place” da il meglio di se. Cheyenne è ironico, confuso, disperato, vittima di se stesso ma consapevole di dover reagire. Il regista lo segue con la telecamera nel suo viaggio per gli USA, limitando i dialoghi, basandosi solo sulla mimica del grande Penn. Un misto tra Peter Pan, un personaggio uscito dai film di Tim Burton e Robert Smith dei Cure, Cheyenne ci emoziona e ci fa riflettere una volta usciti dalla sala.

Dopo “Le conseguenza dell’amore” e “Il Divo”, Sorrentino ha quindi aggiunto la “perla americana” alla sua eccellente filmografia. La stima reciproca tra lui e Penn ha fatto il resto.

Voto: 8

This must be the place

Sorrentino e Penn, la coppia perfetta

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