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Meryl Streep, ci sono voluti 30 anni per interpretare una “signora” strega

C’è voluto l’adattamento del musical anni ’80 scritto da Stephen Sondheim e James Lapine per convincere Meryl Streep ad interpretare una parte che ha sempre rifiutato.
A cura di Gabriele Niola
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Se non avete mai visto Meryl Streep nei panni di una strega un motivo c’è e non è certo il fatto che non gliel’abbiano mai proposto. Verso la fine degli anni ‘80 in un solo anno ricevette 4 proposte per interpretare 4 streghe diverse, tutte rifiutate. Aveva circa 40 anni, era già l’idolo della recitazione riconosciuto da tutti e si rendeva conto che, raggiunta quell’età, Hollywood non sapeva più come usarla (condizione comune a molte attrici), perciò le proponevano tutti gli stessi ruoli, cosa che non le andava bene per nulla. Quasi 30 anni dopo qualcosa è cambiato o forse solo la richiesta è cambiata ed ha detto sì alla strega di Into the woods, che non somiglia per nulla a tutte le altre e le ha fruttato la sua ennesima nomination all’Oscar (con questa sono 19, nessuno come lei).

Nella storia c’è una coppia che non può avere figli a causa di una maledizione per liberarsi dalla quale dovrà rubare degli oggetti dai protagonisti delle fiabe, entrando di fatto nelle loro storie le quali si svolgono tutte contemporaneamente nel bosco del titolo. Ognuno sembra aderire però solo fino ad un certo punto al personaggio che conosciamo. Oggi è abbastanza usuale raccontare le favole classiche con un approccio ironico e sovvertitore, scambiando i ruoli e proponendone una versione più moderna e scanzonata ma quando Stephen Sondheim e James Lapine crearono il musical a cui Into the woods si ispira, cioè negli anni ‘80, non lo era per niente. Quella di Into the woods è una storia molto intelligente che prende 4 favole note (Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Raperonzolo e Jack e la pianta di fagioli) per mescolarle e superare il concetto di lieto fine, mettere in dubbio i loro presupposti e introdurre un po’ di complessità, andando a guardare quali ammonimenti e paure si celano nella tradizione delle favole per renderli espliciti.

Al centro di tutto c’è la strega di Meryl Streep (altro buon motivo per accettare il ruolo), è lei ad aver lanciato la maledizione e lei stessa ne ha una che le pende addosso (che la rende vecchia e brutta) dalla quale proprio gli oggetti rubati potranno liberarla. Come tutti i personaggi però anche la strega si rivelerà decisamente più complessa di quel che sarebbe stata in una favola normale. Del resto quanto il principe azzurro dei sogni lo è veramente? Quanto le imposizioni delle matrigne sono frutto di pura cattiveria? Quanto una buona azione può portare in realtà ad un disastro? E infine che interesse ha davvero il lupo in Cappuccetto Rosso? Dentro il bosco di Into the woods sembra che ogni lato oscuro venga svelato in una strizzata d'occhio non da poco al bosco in sè, come metafora dei luoghi oscuri.

Va però precisato che il musical originale era molto duro, a tratti violento, esplicito e sessualmente spietato, il film molto meno. Rob Marshall (già regista di Chicago e Nine) ha levigato moltissimo gli spigoli per realizzare un film Disney al 100%, quindi perfetto per un pubblico infantile, ma così ha sottratto molto del meglio. Quel che rimane sta tutto nelle musiche e nella strega di Meryl Streep (vecchissima all’inizio e poi giovane nella seconda parte), un personaggio totale e complesso, che parte dall’archetipo delle favole per raggiungere l’empireo dei personaggi veri. Si direbbe che ha fatto bene ad aspettare tutto questo tempo per interpretarne una. Stephen Sondheim aveva anche scritto per lei l’unica canzone nuova di tutto il film (She’ll be back) che vedete nella clip ma, per motivi di ritmo e opportunità, non è rientrata nel montaggio finale e la si può vedere solo negli extra della versione Home Video.

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