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Occhialini 3D, infezioni e polemiche

Dopo la visione tridimensionale di Alice in Wonderland, una bambina contrae un’infezione. Il Codacons e la Sanità intervengono.
A cura di Alessio Gradogna
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La diatriba sull'uso degli occhialini per le proiezioni in 3D continua a fermentare, provocando quasi ogni giorno polemiche e reazioni contrastanti. Spesso le sale cinematografiche non seguono le regole d'igiene prestabilite e necessarie, il pubblico si affolla per godere di questa nuova e intrigante possibilità di visione, gli occhialini invece di compiere la loro funzione usa e getta vengono riutilizzati più volte, le raccomandazioni degli istituti di controllo vanno a farsi benedire, ognuno fa quello che vuole, e alla fine succedono cose non proprio piacevoli.

Ne abbiamo un altro nuovo esempio, che arriva dal cinema Plinius di Milano, dove una bambina di tre anni, dopo aver assistito alla proiezione di Alice in Wonderland di Tim Burton con il supporto tridimensionale, ha contratto un'infezione agli occhi, ed è stata costretta a essere visitata in un centro medico. A questo punto è intervenuto il Codacons (di cui avevamo già parlato per le polemiche riguardo ad Avatar e Paranormal Activity), che ha dichiarato di voler fare causa ai gestori della sala.

Contemporaneamente, il Consiglio Superiore di Sanità ha stabilito che d'ora in poi sarà rigorosamente vietato l'uso degli occhialini 3D ai bambini minori di 6 anni, e che gli stessi occhialini dovranno essere utilizzati dagli esercenti una volta e una volta soltanto. Ora tutti i cinema dovranno subito adeguarsi alle nuove disposizioni, per non incorrere in severe sanzioni (o denunce). Lo faranno davvero? Ci permettiamo di avere qualche dubbio…

Alessio Gradogna

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