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Ovazione per il Grande Gigante Gentile di Spielberg, Cannes non è più solo per ‘autori’

Dopo i trionfi dell’anno scorso di Inside Out e Mad Max: Fury Road, adesso è la volta della favola Disney, ma anche dei Nice Guys, Russel Crowe e Ryan Gosling, a conquistare il festival ancora più dei film in concorso. Cannes sta diventando negli anni un’ottima vetrina per i film più ‘commerciali’ e non solo di quelli maggiormente ‘autoriali’ e di nicchia.
A cura di Gabriele Niola
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I festival non sono più quelli di una volta. O forse è il cinema a non essere più lo stesso. Fatto sta che il Festival di Cannes, il più importante e venerato del mondo, per il secondo anno di fila è stato conquistato dai film hollywoodiani di grande incasso. L'anno scorso i beniamini del festival, ovvero i film che più hanno stupito e raccolto consensi, erano stati Inside Out e Mad Max: Fury Road, due opere che qui venivano presentate e che poi avrebbero riscosso un successo immenso (culminando anche con diversi Oscar per quanto riguarda Mad Max). Quest'anno invece è Il GGG – Grande Gigante Gentile, il nuovo lungometraggio di Steven Spielberg, ma anche Nice Guys, il buddy movie esilarante di Shane Black con Russell Crowe e Ryan Gosling, ad aver meritato gli applausi maggiori e le lodi più svergognate.

Per il secondo anno di fila nel tempio del cinema d’autore, mentre nel concorso si scontrano le opere dei più grandi registi del mondo, fuori concorso, nella sezione che presenta grandi eventi speciali si vedono i film più apprezzati. Mentre Pedro Almodovar, Ken Loach, i fratelli Dardenne ma anche Jim Jarmusch e Nicolas Widing Refn, si battono per i premi principali il pubblico degli accreditati applaude fragorosamente ad una grande favola di Steven Spielberg prodotta dalla Disney, alla stessa maniera in cui l'anno scorso regalava ovazioni al cartone della Pixar e al furioso film d'azione di George Miller. Sembra che finalmente, in anni in cui gli steccati tra cinema impegnato e cinema disimpegnato sono definitivamente caduti, anche i luoghi una volta più austeri sono pronti a riconoscere, quando la vedono, l'incredibile potenza che i migliori esempi del cinema di grande incasso sanno mettere in scena.

Il GGG entra di diritto in questa categoria. La sua storia tratta dal libro omonimo di Roal Dahl, quindi una favola moderna, ed è adattata per il cinema da Melissa Mathison, la stessa che scrisse E.T., racconta di una bambina rapita da un gigante, e portata nel suo mondo. Lì scoprirà che questo gigante è considerato un piccolino dai suoi pari ed il suo lavoro è coltivare e mescolare i sogni come fossero cocktail, per poi recarsi di nascosto nelle città e soffiarli nelle camere delle persone che dormono. In Italia questo capolavoro dello storytelling lo vedremo solo nel 2017, purtroppo, ma nel resto del mondo Il GGG esce subito, a Giugno e con l'imponenza che caratterizza le produzioni Disney. Per questo l'impressione inevitabile è che film come questo non abbiano molto bisogno di Cannes, ma semmai che sia Cannes ad aver bisogno di loro, dei grandi maestri che conquistano pubblico e critica, per legittimare la propria missione.

L'ambizione del festival è infatti quella di riuscire a fare ogni anno il punto della situazione cinematografica, mostrare lo stato dell'arte filmica, tuttavia oggi questo stato dell'arte non è completo senza il meglio del cinema commerciale. E davvero è degna rappresentante del meglio che ci sia quest'opera di Spielberg che fonde una bambina reale, interpretata da Ruby Barnhill, con il personaggio del gigante, realizzato in digitale prendendo i movimenti e le espressioni del premio Oscar Mark Rylance tramite motion capture. Non è da oggi che la Disney fa interagire cartoni con attori, ma almeno dagli anni '50, eppure in Il GGG per la prima volta vediamo un personaggio che non esiste caricarsi sulle spalle tutta la parte emotiva del film.

Nel volto del gigante, sulle sue espressioni e con la sua delicata ammirazione arriviamo a commuoverci mentre la bambina (comunque di impressionante bravura come solo certe attrici bambine possono essere) gli fa da spalla, lo "aiuta" a diventare il protagonista. Un'unione così perfetta di tecnica e potenza emotiva non la si era mai vista. Una dimostrazione così evidente di forza cinematografica e innovazione tecnologica non può che meritare un posto d'onore qui a Cannes.

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