Cinemadays dall’11 al 14 Aprile ha ridotto il prezzo del biglietto di moltissime sale cinematografiche a 3€ (5€ in caso di 3D). Quattro giorni scontatissimi che hanno portato ad un aumento del 147% degli spettatori e del 49% degli incassi. Risultato ottimo che mostra come andare in sala piaccia e fa sperare bene anche in prospettiva. L’obiettivo dell’iniziativa infatti non è solo avere un guadagno maggiore per 4 giorni ma invogliare ad andare al cinema. Più si va, più si è inclini a tornarci insomma, anche senza promozione. Gli esercenti sono contenti, i produttori pure, i distributori anche e di certo lo sono gli spettatori che hanno pagato meno. Tutto bene insomma, tuttavia non si fermano le lamentele riguardo la pirateria e lo streaming online. Proprio quando in realtà il cinema la pirateria la dovrebbe ringraziare. Oggi più che mai.
Sono infatti ormai circa dieci anni che la pirateria cinematografica tramite internet ha assunto un valore rilevante, gli stessi anni in cui il cinema ha conosciuto una nuova concorrenza spietata che lo trattiene in casa. Gradualmente le serie tv sono entrate nella dieta mediatica di qualunque appassionato di cinema oppure hanno catturato gli spettatori nuovi, quelli che sono cresciuti con l’idea che una serie americana (ma recentemente anche italiana) sia un prodotto allettante quanto un film. In più i videogiochi, che di certo non nascono negli ultimi dieci anni, hanno conquistato fette di utenza sempre maggiori. Tutto è in lotta per l’attenzione dello spettatore e a mantenere vivo l’interesse verso il cinema in questo periodo non è stato di certo l’home video (completamente inadeguato ad una simile lotta) ma ci ha pensato la pirateria, l’unica soluzione in grado di competere nel mercato domestico con queste offerte. Non a caso le ultimissime soluzioni come Netflix o i servizi simili e concorrenti, hanno cominciato ad offrire a pagamento servizi simili a quelli della pirateria, cioè televisione non su appuntamento, come era nel 2006, ma on demand: tutto e subito ad un prezzo fisso.
Streaming e download, più vengono chiusi più hanno successo
Eppure la pirateria non si ferma. Nonostante le molte iniziative volte a debellare streaming e download illegali in Italia, oggi sono più forti che mai e lo sono proprio in quelle sedi bersaglio delle attenzioni legali. Non solo più li chiudono più rinascono, ma ogni volta che ripartono i siti illegali hanno più utenti di prima, lo spiega bene uno studio del professor Giorgio Clemente, docente di Sistemi Operativi alla facoltà di Ingegneria di Padova. Si chiama: Gli effetti sulla pirateria dei provvedimenti in materia di diritto d’autore e molto semplicemente, tramite strumenti gratuiti, ha misurato il traffico verso siti arcinoti come cineblog-01.net. Chiusi dagli interventi dell’Agcom questi tornano online in pochi mesi con ancora più clienti, dice lo studio, che nel caso di cineblog-01.net mostra come questi fossero 4 milioni e 700 a Dicembre 2014, cioè poco prima della chiusura, e poi 4 mesi dopo, una volta tornato online, ne contasse 4 milioni e 900. La ragione probabilmente è da ricercarsi nella pubblicità che l’attività repressiva fa a queste fonti, i provvedimenti infatti finiscono regolarmente sui giornali. E per fortuna, va aggiunto, perché la pirateria sta ancora salvando il cinema dall’obsolescenza presso il pubblico più giovane.
Gli incassi delle sale non sono intaccati dalla pirateria
La solita idea che la pirateria sia un “allarme” per il cinema è abbastanza smentita dai dati degli incassi negli ultimi 12 anni che, tra alti e bassi fisiologici, sono oggi migliori di quanto non lo fossero nel 2003, quando la pirateria online era irrilevante. E se gli incassi sono migliori è proprio grazie al pubblico dei pirati, cioè quello più giovane, che assiste volentieri alla proiezione di un film in sala quanto dal divano di casa. Che siano i ragazzi a salvare gli incassi dei cinema non lo dice solo l’elenco dei film più visti (tanta animazione, tanto cinema di supereroi o d’avventura) ma anche l’industria italiana, che, riunitasi per il bilancio del 2015 a Gennaio, ha annunciato di essere in crisi rispetto ai film stranieri proprio perché incapace di acchiappare il pubblico giovane. I film italiani non sono brutti ma hanno un problema: non piacciono ai ragazzi, non parlano a loro e non sono in contatto con loro. Ecco allora arrivare l’esperimento di Il ragazzo invisibile un anno fa e quest’anno opere impensabili fino a dieci anni fa come Lo chiamavano Jeeg Robot e Veloce come il vento, entrambe con budget normali e un uso parco di star (Santamaria da una parte, Accorsi dall’altra) ma competitive al boxoffice e in cima al gradimento proprio di quel pubblico accusato di uccidere il cinema con la pirateria. Quello che oggi andrebbe ringraziato.
Dunque non c’è, al momento, motivo di parlare di morte del cinema, che invece continua ad incassare, e nemmeno di morte della pirateria. I due sembrano come sempre convivere. Il mondo che invece potrebbe uccidere la pirateria semmai sarà quello dello streaming legale domestico. Spotify e servizi simili, sono riusciti a farlo con la musica: fruire di tutto quel che si vuole in streaming e senza pagare (ma con un po’ di pubblicità). Il cinema con Netflix ci va vicino, visto il basso costo dell’abbonamento e la buona offerta, e conferma che il futuro del videonoleggio è il sistema inaugurato dalla pirateria, cioè l’unico che la gente desideri, reso però legale e proficuo.