Una partenza da Formula 1, di quelle che ti portano da 0 a 100 in pochi secondi, la propulsione che ti spinge sullo schienale con tanto di adrenalina. Poi un viaggio complicato su un circuito tortuoso, pieno di curve, ricco di salite e discese, alla fine del quale ti chiedi se l'ebbrezza che provi sia dettata dall'entusiasmo o dal giramento di testa che accompagna la nausea. L'effetto sullo spettatore di Soul, il nuovo film d'animazione Disney-Pixar, è più o meno questo. Tanti elementi, molti input emotivi poi inevasi e la sensazione che manchi qualcosa, quell'elemento necessario a unire tutte le parti e restituire il senso di un'opera completa.
Una combinazione di fattori che ispirerebbe l'impulso istintivo ad una recensione di Soul sprezzante e negativa ma, unico spoiler di questo articolo, non è ciò che troverete se ve la stavate aspettando. Soul è un film godibile, che si lascia guardare ma che lascia delle perplessità che ne ridimensionano la definizione di capolavoro, legittimamente adottata da molti.
Il nuovo film d'animazione Disney diretto da Pete Docter e Kemp Powers soffre della sindrome da "figlio di" e in questo caso il ruolo genitoriale è in capo all'aspettativa. Prima di sedersi sul divano (Soul è il primo cartoon Disney natalizio consumabile solo in streaming e non al cinema) hai l'attesa delle grandi occasioni, ma sappiamo bene che tra gli effetti collaterali di questa iniezione adrenalinica c'è la delusione cocente. A giudizio di chi scrive Soul non supera a pieni voti la prova del capolavoro per una serie di ragioni.
Un film che doveva parlare di musica
Partiamo da come si presenta, o meglio da come viene presentato. La campagna promozionale del film d'animazione Disney ci dice che Soul punta sulla musica, sull'idea che ce ne sia tanta e che sia questo l'architrave dell'intero racconto. Il protagonista fittizio del film insegna musica ed aspira a lasciare il segno nella storia di questa arte. Il film, tuttavia, finisce per parlare principalmente delle ambizioni e di come queste diventino per molti di noi ossessioni in grado di disorientarci rispetto al senso della vita. Chi si aspettava un elemento musicale prevaricante capisce che si tratta di un trucco, un'esca per portarci altrove. Non è un difetto a prescindere, ma…
Il film inizia troppe volte
… Ma la carne al fuoco è troppa. Nel giro di 100 minuti circa Soul si pone l'obiettivo altissimo di risolvere il dilemma ancestrale sul rapporto tra le passioni e il fine di queste ultime. Proposito lodevole che rimane intrappolato nel groviglio di curve a gomito continue alle quali la trama è costretta per contenere tutto il necessaire. È presente il tema dell'aldilà, risolto con la soluzione dell'anzitempo "dove le nuove anime sviluppano personalità, interessi e manie prima di andare sulla terra". C'è il tema della prima volta e dell'entusiasmo per le nuove esperienze, così come è presente l'idea dello scetticismo e la paura cronica nei confronti dell'umanità prima che in noi scatti qualcosa di determinante che spinga a tuffarcisi dentro. Tutto questo accade con almeno tre risvolti narrativi, ognuno dei quali si presenta come l'inizio vero dell'intreccio. Ecco, finalmente parte, ti dici dopo un po' di confusione. Ma alla fine del film non hai compreso a pieno quale fosse l'intreccio giusto.
Un film per adulti e non per bambini
Il livello di sofisticazione di Soul finisce quindi per valicare il perimetro in cui un film dovrebbe stare. E soprattutto quello in cui dovrebbe stare un film d'animazione. Non perché il sottoscritto sostenga che l'animazione non possa occuparsi di tematiche complesse, ma perché è prerogativa dell'animazione, specie quella Disney, semplificare le cose (diversamente da banalizzare). Il film di Docter e Powers non riesce a trovare la pietra filosofale, l'elemento catalizzatore da cui matura l'alchimia tra i vari tipi di spettatori: non a caso sono in molti a ritenere che Soul sia un cartone animato principalmente per adulti e non per bambini.
A Soul manca la scintilla
E qui arriviamo al punto. Nel 2015 con Inside Out Disney e Pixar hanno alzato l'asticella delle aspettative del pubblico. Quel titolo ha rappresentato uno spartiacque nella storia della casa perché ha inaugurato un nuovo filone di cui Soul è figlio, essendoci dietro le stesse menti. La storia però ci insegna che quando ti accodi difficilmente riesci a farti notare e, nonostante le lodevoli intenzioni, a questo film manca quella "scintilla" (chi ha già visto il film capirà la citazione) indispensabile per raccontare una storia con un linguaggio universale, ispirare i più piccoli e, al tempo stesso, insinuarsi nell'animo di chi piccolo non è. Insomma: costringere gli adulti a piangere ancor prima dei bambini.