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Tarantino e la polemica in conferenza stampa: “Anche l’Italia è razzista”

Durante la conferenza stampa del film “Django Unchained” sono riesplose le polemiche legate al tema del razzismo e al modo in cui è stato trattato da parte del regista. Anche l’Italia è stata tirata in ballo.
A cura di Ciro Brandi
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Quentin Tarantino

Quentin Tarantino, ieri a Roma per presentare il suo western “Django Unchained”, da noi recensito in anteprima, è stato protagonista di una polemica scatenata dall’attrice Kerry Washington. Come la maggior parte di voi già saprà, il tema portante di Django è proprio la denuncia del razzismo, presente in America nell’800 e, purtroppo, tuttora. Proprio durante la conferenza stampa, a Tarantino è stato chiesto se l’America di oggi è ancora razzista ma, a quel punto, è intervenuta proprio la Washington che ha risposto che anche l’Italia è razzista, facendo riferimento ai cori indirizzati a Boateng durante la partita Pro Patria – Milan. Tarantino, in realtà, ha semplicemente dribblato, rispondendo che il America non credono che i bianchi possano realizzare un film con gli occhi dei neri, e lui ha voluto semplicemente ribaltare questo concetto.

Kerry Washington

Ci è andato giù duro, invece, il regista Spike Lee che, qualche giorno fa, ha detto che Django fornisce una versione distorta sull’argomento schiavitù, sottovalutandolo e riducendone la tragedia ad un semplice film western, e che non andrà a vederlo per onorare i suoi antenati deportati dall’Africa negli Stati Uniti. Samuel L. Jackson ha voluto rispondere a Lee, affermando che Tarantino ha rappresentato alla perfezione gli orrori della schiavitù, in modo crudo e spiacevole, con tanto di appellativi dispregiativi e situazioni imbarazzanti, ma assolutamente credibili e autentici. Insomma, a pochi giorni dall’uscita nelle sale italiane, le polemiche sul razzismo sembrano sempre più incalzanti, ma Tarantino ha concluso la conferenza dicendo che intende trattare lo stessa tema anche nel suo prossimo film, incentrato sullo sbarco in Normandia, ma visto dalla parte delle truppe di colore che avevano il compito di rimuovere e seppellire i cadaveri di Omaha Beach e non di combattere come tutti gli altri.

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