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Opinioni

Tolo Tolo, il film di Checco Zalone spiegato facile a tutti

Tolo Tolo, il nuovo film di Checco Zalone in tutti i cinema italiani, sta spaccando l’opinione pubblica. A qualcuno piace tanto, a qualcun altro tantissimo, ad alcuni per niente. Qualcuno lo accusa di razzismo, soprattutto riguardo al trailer. Io sono andato a vederlo al cinema e questa che vi presento è la mia recensione senza peli sulla lingua e sullo stomaco.
A cura di Saverio Tommasi
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Con le vostre opinioni sul nuovo film di Checco Zalone avete rotto il ca**o.

Conta solo la mia di opinione!

Scherzo, proviamo a parlarne con tranquillità. Cioè non troppa, prendiamoci pure a cazzotti ma piano.
Come dicevano le nonne: "Corri, ma non sudare".

Ho visto Tolo Tolo che vuol dire "solo solo", è una storpiatura dell'italiano "solo solo". Una roba da pre-fascismo come quei giornalacci che titolano "vu' cumprà" per riferirsi ai venditori ambulanti.
Non fa ridere, come fa ridere poco il film, che però mi è piaciuto!

Partiamo dall'inizio!

Checco Zalone ha una capacità comica, fisica e verbale, enorme. Era bravissimo anche quando imitava Nichi Vendola, che c'è pure nel film (viva papà Nichi!) ma questa è un'altra storia.

Zalone è proprio bravo, la colonna è questa. Sono contento che abbia fatto questo film, sono contento di essere andato al cinema a vederlo, ho riso tre volte, più due e mezzo che tre ad essere precisi, e con me metà sala. L'altra metà invece rideva molto di più, perciò magari voi sareste tra quelli che ridono sempre, non lo so, andate a vederlo, è anche un modo per sostenere il giovane cinema italiano impegnato emergente indipendente, che altrimenti non avrebbe spazio nei media tradizionali.
Ok, sto scherzando. Però andate a vederlo. Perché no? Anzi sì, questa è una recensione positiva del nuovo film di Checco Zalone.
E però guardate anche Pinocchio e il nuovo film di Ken Loach, altrimenti vengo a casa vostra e faccio come il Papa alla fedele asfissiante.

Zalone ha fatto un film di sinistra ma non troppo, un po' come Veltroni, che però piace anche ai leghisti, questo un po' come Renzi.

Zalone sberleffa il giornalismo del dolore. Attacca senza pietà le missioni italiane di guerra anche se qui le chiamano di pace. Zalone morde alla caviglia, per tutto il film, l'italiano piccolo, gretto medio e basso che si preoccupa del proprio cellulare mentre intorno scoppiano le bombe, e addirittura le ringrazia quando le bombe lo salvano dal sogno dell’uso privatistico del corpo della donna senza il suo consenso. Tra l'altro: l'unica persona che davvero lotta, nel film, è una donna e lo fa per gli altri e non per se stessa. Prende il mitra, spara e dirige una rivolta. Praticamente una combattente libera curda.
Ha un figlio e lo protegge come se fosse suo, ma poi si scopre che non è suo, alla faccia della famiglia tradizionale.
Il personaggio di Zalone è sostanzialmente per quasi tutto il film un perdente in patria e all'estero, un casinista, uno stupido e un razzista inconsapevole. Se non è satira questa, di fronte a due terzi d'Italia che dice "io non sono razzista ma…" ditemi voi cosa lo è.

Ogni tanto al personaggio di Zalone prendono gli "attacchi di fascismo", come a tutti i razzisti anche quelli non consapevoli, e sente le voci di Mussolini e sta male, sviene, dolori ovunque, praticamente quando gli prende un attacco di fascismo il personaggio di Zalone ha una specie di crisi del corpo e del cervello, impazzisce, somiglia proprio a una reazione isterica. E infatti il fascismo è isterismo e pazzia.
Attacca il buon senso, questo film, a cui oggi si appigliano destra e a sinistra: il buon senso. Lo prende proprio per il culo, dall'inizio alla fine, il cosiddetto "buon senso". E ha ragione Checco Zalone, il buon senso è l'anticamera dello stupro del sentimento umano. Il buon senso è il livello più basso a cui ci si possa attaccare, il buon senso è lo stereotipo masticato e impastato e riproposto come verità a pranzo e a cena.

E poi la violenza degli Stati europei che si dividono gli immigrati un tanto a chilo, la maglietta verde di Spinazzola con scritto andate via, mentre scende Zalone dalla nave, immigrati vecchi e nuovi che non si riconoscono ma sono parenti, l'Italia senza più memoria. Questo ha rappresentato Zalone.

E poi ancora la cicogna strabica perché nascere da una parte o dall'altra del mondo è solo questione di culo, non ci vuole bravura, non c'è merito, solo fortuna.

Per questo si ride poco nel film, perché di certe cose è difficile ridere, a meno che tu non tratti questi argomenti come uno str***o, ma Zalone non lo fa, Zalone non è st***o per niente. E sono felice di averlo visto e sono felice che tanti bigotti dei colori e delle provenienze geografiche andranno a vederlo, perché se lo troveranno di fronte e non sarà quello che si aspettano, vedranno altro, anche se diciamolo chiaramente non servirà a far cambiare loro opinione, come non servono i miei video, o le immagini che come Fanpage.it abbiamo pubblicato direttamente dai campi dell'orrore libico e le testimonianze dirette dei torturati.
Non servirà, almeno, a breve termine. Poi chissà. Io punto tutto sul medio e lungo periodo.

Questa è la mia recensione. Ed è ovviamente la migliore e l’unica possibile. Scherzo!! Ditemi la vostra. Parliamone. Mi trovate nei commenti pronto a difendermi. In guardia, ciurma!

Viva Checco Zalone, che ci prende ogni volta di tacco e qualche volta anche per il cu*o, e viva chi lo produce, aggiungendo vita alla nostra.

Viva il cinema!

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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