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Oscar 2019

Alfonso Cuarón Miglior regista agli Oscar 2019 per “Roma”

Uno dei due premi più importanti degli Oscar, dopo quello al Miglior film, è stato assegnato a Alfonso Cuarón regista dello straordinario “Roma”. Gli altri candidati della magnifica cinquina erano Yorgos Lanthimos (“La favorita”), Spike Lee (“BlaKkKlansman”), Adam McKay (“Vice – L’uomo nell’ombra), e Pawel Pawlikowski (“Cold War”).
A cura di Ciro Brandi
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Quello alla migliore regia è uno dei due premi più importanti degli Oscar, dopo quello al Miglior film (assegnato a "Green Book"), e quest’anno l’Academy ha scelto di premiare Alfonso Cuarón, regista di "Roma", ampiamente accreditato come favorito alla vigilia di questa 91esima edizione degli Oscar. Gli altri candidati della magnifica cinquina erano Yorgos Lanthimos (“La favorita”), Spike Lee (“BlaKkKlansman”), Adam McKay (“Vice – L’uomo nell’ombra), Pawel Pawlikowski (“Cold War”). Con l'opera prodotta da Netflix, che quindi rompe un tabù anche rispetto alla storia di questo premio, Cuarón conquista l'Oscar alla miglior regia per la seconda volta nella sua carriera, bissando il successo ottenuto con "Gravity". Tre le statuette per il regista messicano, che vince anche per il Miglior Film Straniero e la Miglior Fotografia.

“Roma”, il film dedicato alle donne che lo hanno cresciuto

Il pluripremiato Cuarón, il primo regista messicano a vincere l’Oscar già qualche anno fa, ha portato a casa l’ennesima statuetta grazie allo splendido “Roma”, il suo nono lungometraggio, che ci porta nella Città del Messico, degli anni ’70, raccontando la storia della domestica Cleo (Yalitza Aparicio) e della sua collaboratrice Adela (Nancy García García). Le due lavorano per una famiglia borghese, ne quartiere Colonia Roma e Cleo va molto d’accordo con la sua (infelice) signora, Sofia (Marina de Tavira) e i suoi quattro figli, ma la loro storia va di pari passo con quella dei tumulti politici e sociali del paese, devastato da manifestazioni violente che, ad un certo punto, metteranno a dura prova la sua stessa esistenza, soprattutto a seguito di un evento infausto che la colpirà e che potrebbe mettere a repentaglio la sua stessa permanenza presso la sua amata famiglia. Il regista ha dichiarato che il film è dedicato alle donne che lo hanno cresciuto e che si sono occupate di lui durante l’infanzia ma offre anche uno spaccato molto importante della gerarchia sociale del tempo con una forza dirompente.

Una corsa che parte dal 1991 con “Solo con tu pareja”

Assieme a Guillermo del Toro e Alejandro González Iñárritu forma il trio delle meraviglie del cinema messicano. Cuaron ha iniziato ad armeggiare con la sua prima videocamera a 12 anni poi, dopo la laurea in Filosofia, s’iscrive al Centro Universitario di Studi Cinematografici. Il suo primo corto è “Vengeance Is Mine”, realizzato con i colleghi Carlos Marcovich ed Emmanuel Lubezki. In seguito inizia a lavorare come aiuto regista in tv e per il cinema. Il suo primo film è la commedia “Solo con tu pareja”(1991), che fa subito il giro del mondo, ottenendo un successo incredibile. Anche Sydney Pollack rimane impressionato dal suo talento e lo chiama per dirigere un episodio della sua serie “Fallen Angels”(1993).

Da “La piccola principessa” a “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban”

Con “La piccola principessa”(1995) colpisce di nuovo il pubblico e la critica, tratto dal romanzo di Frances Hodgson Burnett. Nel 1998, invece, è la volta di “Paradiso perduto”; con Gwyneth Paltrow e Ethan Hawke invece con “Y tu mamá también – Anche tua madre”(2001), vince i premi alla Miglior sceneggiatura (candidata anche agli Oscar) e al Miglior attore esordiente (ex aequo a Gael Garcia Bernal e Diego Luna) al Festival di Venezia e viene candidata ai Golden Globe e ai BAFTA come Miglior film straniero. Nel 2004, arriva il grande successo commerciale di “Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban” e, due anni dopo gira il bellissimo “I figli degli uomini”, con Clive Owen, Julianne Moore e Michael Caine che vince il Premio Osella per il Miglior contributo tecnico; 2 BAFTA e riceve 3 nomination agli Oscar.

Il successo clamoroso di “Gravity”

Con “Gravity”, nel 2013, mette a segno un colpo da maestro. Assolda Sandra Bullock e George Clooney, lanciandoli nello spazio nel mezzo di una missione che andrà a finire molto male. La pellicola vincerà 7 Oscar – su ben 10 nomination – ossia Miglior regia, Miglior fotografia, Miglior montaggio, Migliori effetti speciali, Miglior sonoro, Miglior montaggio sonoro e Miglior colonna sonora.

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