Da “Il sesto senso” a “Split”: ecco i 6 migliori film di M. Night Shyamalan
M. Night Shyamalan è, senza dubbio, uno dei grandi maestri della tensione e del mistero più amati egli ultimi due decenni. Il regista – apprezzato anche come sceneggiatore e produttore – ha saputo regalarci pellicole in cui ha trattato temi a lui carissimi come i lati oscuri della mente, il misticismo, le invasioni aliene, il paranormale, la sottile linea che divide la realtà dalla finzione. Il suo primo grande successo è stato “Il sesto senso”, con Bruce Willis e Haley Joel Osment e, attualmente, sta conquistando il box office mondiale con l’angosciante “Split”, con un grandissimo James McAvoy. Nella sua carriera, comunque, non sono mancati i tonfi (vedi “Lady in the Water”, del 2006 e “After Heart”, del 2013) ma Shyamalan ha sempre mantenuto la sua linea, non svilendo mai la sua arte, rendendosi inconfondibile in ogni suo film. Ecco, quindi, sei film che l’hanno reso già un’icona.
“The Sixth Sense – Il sesto senso”(1999)
“Il sesto senso” è, probabilmente, il suo film più noto e di maggior successo commerciale. Bruce Willis è nei panni del Dottor Malcolm Crowe, uno psicologo infantile che non sa darsi pace per il suicidio di uno dei suoi pazienti. Un giorno, però, incontra un bimbo, Cole Sear (Haley Joel Osment) che gli confida di poter vedere e parlare con le persone morte. Da quel momento, Crowe avrà come unica missione quello di aiutarlo, con un finale a sorpresa che mette i brividi ancora oggi. Mescolando paranormale, thriller e psicologia (tre dei suoi temi preferiti), il regista (autore anche della sceneggiatura) ci tiene incollati dall’inizio alla fine, senza perdere nemmeno un colpo, grazie alle terrificanti visioni di Cole, alle storie parallele della “gente morta”, allo straziante rapporto madre/figlio e alle “riconciliazioni” finali che ne fanno un gioiellino del cinema. Costato 40 milioni di dollari, il film ne ha incassati, globalmente, ben 672.806.292.
“Unbreakable – Il predestinato”(2000)
Shyamalan assolda ancora Bruce Willis, ma stavolta, lo pone al centro della scena nei panni di David Dunn, un uomo che risulta essere l’unico sopravvissuto ad un terribile incidente ferroviario che ha fatto 113 vittime. David non è mai stato malato, si è salvato da altri incidenti e, un giorno, Elijah Price (Samuel L. Jackson), titolare di un museo di fumetti, costretto su una sedia a rotelle, che ritiene che David sia un supereroe immortale. Naturalmente, il regista ci riserva il solito finale a sorpresa, stavolta davvero scioccante. Willis, ancora una volta, da prova del suo immenso talento che, difficilmente, viene fuori nei film d’azione. Qui, il fatto di essere “indistruttibile” è vissuto come una colpa, un qualcosa da cui forse ci si vuole liberare per vivere una vita normale, con suo figlio e sua moglie, per abbattere il demone di una futura solitudine, ma il suo destino è decisamente già tracciato. Lo stile fumettistico si discosta largamente da quelli Marvel o DC Comics, dato che Shyamalan ci fa entrare nella testa del personaggio di David, facendoci vivere appieno le sue sensazioni e il suo dramma interiore (come pochissimi registi sanno fare), anche quando è in silenzio, attraverso gli sguardi e la contemplazione, senza alcun effetto speciale. Se non l’aveste ancora visto, vi conviene recuperarlo.
“Signs”(2002)
Altro grandissimo successo commerciale. Il regista sceglie un’altra grande star di Hollywood, Mel Gibson e gli affida il ruolo di Graham Hess, un pastore che ha perso la fede dopo la morte della moglie. L’uomo vive con i due figli Bo e Morgan e il fratello minore Merrill (Joaquin Phoenix) in una fattoria in Pennsylvania situata nel mezzo di un enorme campo di mais. Proprio su quel terreno, un giorno, compaiono dei cerchi inspiegabili e giganteschi. In realtà, quei segni sono un avvertimento della discesa degli alieni sulla Terra, e non con buone intenzioni. Il regista usa come pretesto le fantomatiche storie dei “cerchi nel grano” per montare la sua storia fatta di fantascienza e misticismo, con le dosi di ansia e adrenalina che l’hanno reso celebre. Ottima l’interazione tra Gibson e Phoenix, fatta anche di momenti comici che smorzano la drammaticità dei fatti accaduti e che stanno per accadere, con un ritmo serrato che porterà lo spettatore fino al mistico flashback finale.
“The Village”(2004)
Il sottile confine tra realtà e fantasia, tra verità e inganno. Shyamalan sviluppa questi temi in “The Village” portandoci alla fine del XIX secolo, in Pennsylania. Qui vive la comunità di Covington, totalmente isolata dal resto del mondo e sotto la guida degli anziani. La cittadina è circondata da un bosco popolato da misteriose creature e deformi, che indossano un mantello rosso e con le quali è stato stretto un patto di reciproco rispetto. Fino a quando, i “mostri” si spingono a Covington, sconvolgendo i cittadini. Ispirandosi alle fiabe gotiche (ma anche a “The Truman Show”, di Peter Weir), Shyamalan ci fa capire che l’utopia di un mondo senza pericoli, dorato e produttivo non è realizzabile, e forse è meglio così. Il bene e il male non possono essere nettamente separati, ma si deve trovare la forza per superare le proprie paura per scavalcare i muri interiori ed esteriori e aprirsi al nuovo. Nel cast, Adrien Brody, William Hurt, Sigourney Weaver, Joaquin Phoenix e Bryce Dallas Howard.
“The Visit”(2015)
Con il thriller-horror “The Visit”, uscito nel 2015, Shyamalan ci racconta la storia di due ragazzini che vengono mandati dai nonni per una vacanza. Ma proprio questi ultimi hanno qualcosa che decisamente non va e che metterà in pericolo la vita dei due giovani. L’atmosfera è quella degli horror anni ’90 e il regista si muove sulle sue corde preferite – quelle dell’horror psicologico e delle turbe psichiche, raccontate con la tecnica del falso documentario – innestando il male nelle figure che, per antonomasia, sono quelle più rassicuranti in assoluto. Esperimento perfettamente riuscito, grazie anche alla bravura dei protagonisti principali Olivia DeJonge, Ed Oxenbould, Deanna Dunagan, Peter McRobbie e Kathryn Hahn.
“Split”(2016)
L’ultima follia del regista è “Split” (attualmente al cinema), con James McAvoy nei panni di Kevin "Wendell" Crumb, un giovane uomo, affetto da Disturbo dissociativo dell'identità, che manifesta, addirittura, 23 personalità diverse. Quando una di queste prenderà il sopravvento, l’uomo rapirà 3 ragazze adolescenti e l’incubo avrà inizio, e anche la lotta per la sopravvivenza. Ancora una volta, la mente contorta diventa il terreno di terribili esplorazioni e rivelazioni che ci tengono incollati dal primo minuto. James McAvoy è un perfetto e anomalo psicopatico (straordinaria è la sua capacità di modificare la voce e il fisico di volta in volta), pieno di contraddizioni, che si dibatte tra rabbia e sofferenze interiori, esternandole in una spirale di follia, fino al climax finale, in cui sarà “liberata” la sua 28esima personalità, una sorta di fusione di tutte le altre. Ansiogeno, claustrofobico e godibilissimo, il film di Shyamalan lo riporta in auge alla grande, con uno dei suoi classici finali a sorpresa che vi lascerà basiti.