Che la vera storia di Alice nel Paese delle Meraviglie non sia quella di Alice in Wonderland e di Alice Attraverso lo Specchio, i due ultimi film Disney in live action che rimaneggiano tutto in chiave fantasy, è abbastanza noto. Quello che invece è meno risaputo è cosa ci sia dietro l’origine del libro di Lewis Carroll (nome d’arte di Charles Lutwidge Dodgson). Lo è meno perché si tratta di un groviglio di fatti poco chiari, pagine di diario strappate, resoconti a mezza bocca, molto gossip e una certa difficoltà a comprendere comportamenti e atteggiamenti di un’altra epoca, leggendoli invece erroneamente con il metro di valutazione odierno.
Alice è esistita sul serio, su questo c’è concordanza generale, si chiamava Alice Liddell, era una delle figlie del vice-cancelliere di Oxford (l’università in cui Dodgson insegnava matematica) e fu al centro del libro perché da piccola a circa 11 anni, quando assieme a tre sue sorelle più o meno della sua stessa età si intratteneva con lo scrittore, fu colpita particolarmente proprio da uno dei racconti che questi faceva loro, inventandoli sul momento. La storia di come questa Alice di fantasia finisse in un mondo fantastico ebbe una tale presa sulle bambine che lo stesso Dodgson si accorse del potenziale. Tornato a casa dalla quella gita in barca a remi cominciò a stendere una bozza che, dopo una serie di modifiche ed evoluzioni, venne raffinata fino a diventare quel capolavoro della letteratura nonsense che conosciamo.
Gli indizi che riconducono ad Alice Liddell
Gli indizi che si stia parlando davvero di quella Alice lì sono moltissimi e tutti sparsi nei due libri sulle sue avventure. Si va da un poema contenuto in Attraverso lo specchio, intitolato A Boat Beneath the Sunny Sky, in cui tutte le prime lettere di ogni verso unite compongono il nome Alice Pleasence Liddell, al fatto che il libro è ambientato nel giorno del suo compleanno (4 Novembre) fino alla presenza nel segmento A Caucus Race and a Long Tale di tutte le persone che furono insieme allo scrittore in quel pomeriggio sulla barca a remi, inclusa ovviamente l’Alice protagonista.
Il fatto è che Dodgson era solito intrattenere le figlie del suo vice-cancelliere per pomeriggi interi inventando per loro storie fantastiche che avessero come protagoniste in versioni caricaturali loro stesse e chi gli era vicino (lo stesso Dodgson, nella storia di Alice, è rappresentato dal Dodo). Tutto questo è ampiamente documentato dai diari dello scrittore e dalle cronache dell’epoca. Negli anni seguiti al successo tuttavia si sono susseguite diverse speculazioni sulla natura della relazione tra Dodgson e le bambine, speculazioni alimentate dal fatto che i rapporti con la famiglia Liddell furono interrotti bruscamente nel 1863, due anni prima della pubblicazione del libro, e dal fatto che le pagine dei diari che ne dovrebbero parlare sono state strappate e mai più ritrovate.
Charles Lutwidge Dodgson e l'accusa di pedofilia
Quella della pedofilia è l’accusa principale, nonché la più semplice e diretta da fare. La sostengono ad esempio Roger Lancelyn Green e Derek Hudson, autori di The Story of Lewis Carroll e di Lewis Carroll, non esitando a definirlo un amante delle bambine e una persona estranea all’attrazione per persone adulte, mentre Catherine Robson in Men in Wonderland: The Lost Girlhood of the Victorian Gentlemen lo chiama addirittura “il più noto (e famigerato) amante di bambine della sua epoca”. A supporto di questa tesi c’è il fatto che Dodgson dipingesse e fotografasse spesso le bambine (inclusa Alice Liddell) nude o in pose svestite. Gli storici più documentati tuttavia hanno contestualizzato quel tipo di interesse all’epoca, ma è difficile davvero dare un giudizio su quest’attività.
Nell’Inghilterra Vittoriana infatti esisteva un culto della nudità infantile che non era proprio solo di Dodgson ma molto diffuso (si vedano le famose foto di Oscar Gustave Rejlander e Julia Margaret Cameron) che niente aveva in comune con la pedofilia, anzi era una maniera diffusa di esprimere purezza e innocenza, alla stessa maniera in cui si potevano ritrarre degli angeli sotto forma di bambini nudi. Oggi ci sembra assurdo per un senso di malizia molto moderno che tuttavia all’epoca non esisteva. C'è anche una nota foto di Dodgson e Alice che si baciano, una che per anni ha alimentato le voci, ma anche qui non si trattava di una pratica inusuale all'epoca, per le ragioni di cui sopra.
Le pagine dei diari personali andate distrutte
Questo tuttavia non ha mai fermato le voci di un rapporto troppo stretto tra lo scrittore e la sua Alice. Specie visto come le pagine dei diari personali dell’autore che vanno dal 27 al 29 Luglio del 1863, proprio le date della rottura del rapporto, siano state distrutte. Uno dei suoi biografi, Morton Cohen, in Lewis Carroll: a Biography, sostiene che la causa del litigio tra le famiglie fosse proprio dovuta al fatto che Dodgson avesse espresso il desiderio di sposare l’allora 11enne Alice Liddell.
Alla fine degli anni ‘90 tuttavia la letterata Karoline Leach in In the Shadow of the Dreamchild: A New Understanding of Lewis Carroll, prima di tutto spazzava via l’idea di un Dodgson estraneo all’amore adulto, definendo quelle voce “il mito di Dodgson” e poi ritrovò delle note scritte dalla nipote dello scrittore che riassumevano cosa fosse scritto nelle pagine di diario che lei stessa aveva strappato. Si trattava sì di una storia d’amore, ma non con Alice bensì con sua sorella Lorina di 14 anni, e non era un’infatuazione dell’adulto per la bambina quanto della bambina per l’adulto. Sulla cosa concorda anche Jenny Woolf, autrice del libro The Mystery of Lewis Carroll, in cui è spiegato come quella nota riassuntiva fosse stata resa necessaria dal contenuto offensivo (per Lorina) delle pagine di diario. Per evitare scandali, fastidi e voci incontrollate che avrebbero potuto danneggiare la vita adulta di Lorina, si preferì infatti riassumere in un linguaggio politicamente corretto quel che invece era descritto con più dovizia di particolari.