Chi è che davvero piangerà la scomparsa della pellicola? Che le proiezioni in 35mm siano destinate a diventare un reperto da cineclub (quei pochi che ancora esistono, altrimenti da museo del cinema) è cosa nota, e adesso la decisione della Paramount pictures di smettere totalmente di distribuire film in pellicola sul territorio statunitense ci ricorda che quel momento è arrivato. E nonostante l’amore per il rumore del proiettore e i graffietti sull’immagine, davvero non c’è da rimpiangere nulla. Lo studio americano è il primo a decidere che da "The Wolf of Wall Street" in poi se una sala cinematografica americana non ha un proiettore digitale non potrà programmare i suoi film perché loro la pellicola semplicemente non la trattano più. Tra poco gli altri la seguiranno e infine anche gli indipendenti. Poi anni dopo anche l’Italia.
Intendiamoci, la pellicola è un supporto straordinario, è durato ben 100 anni (quale altra tecnologia inventata nell’800 può dire lo stesso?), si è leggermente evoluta e ha veicolato colori, immagini e una dinamica (cioè la quantità di sfumature esistenti tra il nero e il bianco) che il digitale sta replicando con grandissima fatica, però il digitale è semplicemente migliore. Conviene a tutti. A noi che guardiamo e a loro che producono e distribuiscono. Ad Hollywood i registi si sono divisi, chi ha abbracciato il nuovo senza se e senza ma (Lynch, Rodriguez, Lucas, Coppola, Abrams, Jackson) e chi invece sostiene che girerà in pellicola fino a che ne sarà rimasta in vendita (Spielberg, Scorsese, Eastwood e, fino a poco tempo fa, Tarantino) ma anche lo zoccolo duro della celluloide ammette che il digitale è un’ottima scelta (per chi è interessato c’è un documentario fantastico in materia, si chiama "Side by side", e l’ha fatto Keanu Reeves). Come sempre il motivo per il quale una grande società sceglie di cambiare supporto in maniera così radicale è meramente economico. La pellicola costa. Molto.
Stampare 2000 pizze da inviare con un corriere in 2000 sale è una spesa esorbitante. Copiare 2000 file da spedire via internet a 2000 proiettori diciamo che viene meno (il costo è tutto nella banda). In più i file non si deteriorano mentre la pellicola è uno dei supporti più fragili in assoluto. Per quanto riguarda la differenza vi assicuro che non ve ne accorgerete, già ad oggi in Italia moltissimi cinema proiettano in digitale ed è probabile che abbiate visto film non in pellicola senza aver notato nulla di strano. E questo perché il digitale moderno, semplicemente, è arrivato allo standard della celluloide e da qui in poi non può che migliorare in dettaglio e definizione.
Non sarà mai la stessa cosa perché è diverso, ma non certo di una qualità inferiore. Se la pellicola ha come propria peculiarietà la dinamica dei colori e della luce, il fatto che possa comprendere moltissime sfumature diverse risultando in quello che comunemente chiamiamo "calore" dell'immagine, il digitale ha invece la forza del dettaglio (arriva a minuzie a cui non siamo abituati e spesso i registi abbassano di poco la qualità perché altrimenti non ci sembra più cinema) e soprattutto funziona molto meglio della pellicola in presenza di poca luce. Scene che con la celluloide sarebbero semplicemente buie con il digitale si vedono bene, l'esempio più noto è "Collateral" di Micheal Mann, girato tutto di notte e illuminato da pochissime luci di led solo perché realizzato con videocamere e non macchine da presa.
Ma non è solo un discorso di qualità o di risparmio per i giganti dell’industria. Se avete letto la storia di "Spaghetti story" avrete anche capito che deve tutto al digitale. Si tratta di un film italiano a budget ridicolo (siamo intorno ai 20.000€, praticamente niente) girato da esordienti che sta andando molto bene. Sono 6 settimane che è in programmazione in diverse regioni italiane, quando solitamente opere di questo tipo reggono 1 settimana in 1 cinema e devono ringraziare. "Spaghetti story" sta piacendo molto contro ogni previsione di esercenti e distributori. Fosse esistita solo la pellicola i ragazzi non avrebbero mai potuto sperare di essere visti in più di una sala a Roma perché mai avrebbero avuto il denaro per stampare diverse copie e spedirle (anche Nanni Moretti con il suo esordio indipendente, "Io sono un autarchico", fece il botto potendo contare su una sala sola a Roma). Con il digitale invece possono inviare il file ovunque e quindi arrivare ovunque, trovando il loro pubblico d’elezione magari nelle Marche.
Ecco perché il fatto che il 2014 dovrebbe essere l’anno in cui anche l’Italia abbandonerà la pellicola è un vantaggio per tutti, ricchi e poveri del cinema. Il “dovrebbe” è d’obbligo visto che al momento, secondo gli ultimi dati presentati dall’Anica, circa il 60% degli schermi sul territorio è digitale, il che significa che poco meno della metà dovrebbe digitalizzarsi in un anno. Con un po’ di ottimismo si potrebbe dire che accadrà, ma con più pragmatismo si può ipotizzare che lo switch off della pellicola nel nostro paese non avverrà quest’anno. Tuttavia anche questa è una cosa che possiamo rimandare per un po’ ma ad un certo punto accadrà.
Come molte altre cose in Italia la modernizzazione viene scacciata fino a che non ti travolge.