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Lanterna Verde, la recensione

Mark Campbell porta sul grande schermo uno dei personaggi dei fumetti DC Comics più amati e famosi di sempre, creato nel 1959 da John Broome e Gil Kane.
A cura di Ciro Brandi
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Il regista Mark Campbell porta sul grande schermo uno dei personaggi dei fumetti DC Comics più amati e famosi di sempre, creato nel 1959 da John Broome e Gil Kane.

Milioni di anni prima che la Terra si formasse, un gruppo di esseri detti Guardiani dell'Universo creano un esercito di guerrieri intergalattico chiamato Corpo delle Lanterne Verdi con l'essenza verde della volontà. Dividono poi l'Universo in 3.600 settori, con una Lanterna Verde a sorvegliare ogni settore. Una Lanterna Verde, Abin Sur, del settore 2814, ha sconfitto l'essenza della paura racchiusa in Parallax, imprigionandolo nel settore del Ryut, un pianeta in rovina. Molto tempo dopo, però, Parallax riesce a fuggire dalla sua prigione e, sei mesi più tardi, dopo aver ucciso quattro Lanterne Verdi e distrutto due pianeti, si reca nel settore 2814 e ferisce mortalmente Abin Sur, la stessa Lanterna Verde che lo aveva imprigionato. Abin Sur riesce a fuggire sul pianeta Terra, dove, prima di morire, incarica il suo anello di trovare il suo degno successore sul pianeta. L'anello sceglie il pilota collaudatore Hal Jordan, bravo ma presuntuoso, che dovrà scavare dentro se stesso per sconfiggere il pericoloso nemico.

Bisogna subito premettere che la trasposizione cinematografica di “Green Lantern”, per quanto possa essere un personaggio amatissimo, non ha nulla a che fare con quelle di Spider-Man, Batman o Iron Man. Siamo decisamente su un livello diverso (alla “Hulk”) sia per quanto riguarda l’aspetto registico che interpretativo. La regia di Campbell è nervosa e in alcuni tratti confusa, non aiutata dagli effetti speciali che in alcune scene sembrano dar vita a una sorta di grafica da videogame. L’interpretazione del protagonista principale, Ryan Reynolds, toglie quell’aurea di mistero di Green Lantern, minandone la credibilità, rendendolo quasi disneyano anzichè un eroe action. Fisicamente Reynolds è ineccepibile, ma per quanto riguarda l’aspetto attoriale, forse è il caso di dire che ha cambiato totalmente l’essenza del personaggio, rendendolo comico oltre misura.

Blake Lively, star del telefilm “Gossip Girl”, nel ruolo di Carol Ferris, storica ex di Hal, è davvero poco credibile, sia per l’età sia per la prova attoriale in sè. E’ vero che i ruoli femminili, in questo tipo di film, sono quasi inutili, ma nel suo caso si tratta di un vero e proprio valore aggiunto che poteva essere scelto con maggior cura. Sono sprecati anche Tim Robbins e Angela Bassett, i quali avranno sicuramente accettato per un ritorno pubblicitario e d’immagine, data la distribuzione planetaria del film con merchandising, trailer e quant’altro.

Belle alcune scene action, esaltate da un 3D decisamente sopra la media, ma ciò non basta a dare valore a tutta la pellicola. Il finale preannuncia, come al solito, uno scontato sequel, ma soprattutto in questo caso, non ce ne sarebbe proprio bisogno. Restate (se ce la fate) anche dopo i titoli di coda, mi raccomando, ormai dovreste saperlo no?

Voto: 5-

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