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Massimiliano Bruno a Fanpage.it: “Serve il coprifuoco fino a mezzanotte per tornare al cinema”

Aspettando l’uscita di ‘Ritorno al Crimine’, che promette: “Lo vedremo quest’estate”, Massimiliano Bruno è quasi al termine delle riprese del terzo capitolo di ‘Non ci resta che il crimine’. A Fanpage.it racconta il clima di entusiasmo che si respira sul set, nonostante tutto. Dagli stop imposti dalla pandemia ad un quadro normativo poco incoraggiante, il cui ultimo tassello è il cosiddetto ‘decreto finestre’: “Occorre uno slittamento del coprifuoco fino a mezzanotte, altrimenti si verifica una situazione controproducente per chi ha investito in un film”, conclude.
A cura di Giulia Turco
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Massimiliano Bruno ha la voce di chi non ha mai perso, nemmeno per un momento, l'entusiasmo di fare cinema. A Fanpage.it risponde dal set del suo ultimo film, terzo capitolo di “Non ci resta che il crimine”, le cui riprese termineranno a giorni, dopo tre mesi di lavoro. Dall'altra parte del telefono c'è una voce a tratti un po' stanca: "Lavoriamo sodo, ma ci divertiamo", mai disillusa, però: "Pensare una vita senza cinema, non ci riesco", nonostante la crisi senza precedenti che la pandemia ha imposto al suo settore. Insieme al regista de "Gli ultimi saranno gli ultimi" e "Beata ignoranza" abbiamo provato a fare il punto, immaginando possibili scenari futuri in cui, tra streaming, smart tv e social network, il cinema diventerà forse "un’esperienza di nicchia riservata a chi è sensibile all’arte e sa apprezzarla". 

Con il tuo ultimo lavoro speri di poter riportare il prima possibile sul grande schermo alcuni tra i volti simbolo della commedia italiana. Qual è il clima che si respira sul set in una fase in cui la pandemia non è ancora del tutto sconfitta?

Quando ci siamo rivisti è stata come sempre una grande festa, ho ritrovato lo stesso clima che riesco fortunatamente ad instaurare sui miei set. Lavoriamo sodo, divertendoci. Facendo commedie, cerchiamo di trasmettere al pubblico la stessa gioia. È un film importante, sarà ambientato nel 1943, durante la seconda guerra mondiale. Ci sarà Marco Giallini, Edoardo Leo, amici fraterni con i quali ho condiviso gioie e dolori. Giampaolo Morelli, Giulia Bevilacqua, già protagonista di Ritorno al crimine, e Carolina Crescentini, protagonista di questo ultimo capitolo.

Il nuovo film può sperare in un debutto nelle sale o la prospettiva è quella dello sbarco sulle piattaforme di streaming? E cosa ne sarà, invece, di "Ritorno al crimine", del quale ormai non si parla più?

Questo film uscirà nelle sale, tra febbraio e marzo del 2022. Mi auguro che per quel periodo si tornerà a pieno regime. “Ritorno al crimine” sarebbe dovuto uscire al cinema a marzo 2020. Poi è stato rimesso in programmazione per fine ottobre, ma il secondo lockdown ha nuovamente chiuso i cinema. Al momento sono in attesa di capire, sto valutando. Puoi immaginare le difficoltà delle uscite al cinema, con i posti ridotti in sala… Quel che è certo è che uscirà entro fine luglio 2021.

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Woody Allen, in uscita con il suo ultimo film Rifkin’s Festival, ha detto: “Temo che il cinema non tornerà più quello di prima”. Convinto che cinema inteso come esperienza sociale lascerà il posto ad una modalità di fruizione individuale che “rinnegherà interamente l’estetica del cinema”. Sei d’accordo? 

Io tendo ad essere più ottimista. Forse sarà così in una prima fase, considerando che c’è una larga fetta di nativi digitali per i quali sarà normale vedere un film tv o sullo smartphone, ma c’è anche chi ama ancora l’esperienza sociale. Diciamoci la verità: è imparagonabile uscire di casa, comprare i pop-corn e sedersi al fianco di persone sconosciute. Il cinema è anche parlare del cinema, subito dopo. Sentire le vibrazioni in sala. Per me è fondamentale ascoltare il pubblico che ride alle battute che ho scritto. Sono convinto che prima o poi torneremo a goderne tutti insieme. Pensare ad una vita senza cinema, non ci riesco.

Forse, in questo senso, occorre fare una distinzione tra diverse categorie di film? 

Certamente. Un film drammatico ad esempio ha un percorso diverso da una commedia. Ci sono film, penso ad esempio a Paolo Sorrentino, che fanno dell’estetica un punto focale. Ci sarà un momento in cui occorrerà tararsi su cosa vale la pena andare a vedere al cinema e cosa si può vedere tranquillamente in tv. Forse il cinema diventerà quello che è oggi il vinile per la musica, un’esperienza di nicchia riservata a chi è sensibile all’arte e sa apprezzarla. Io ad esempio, da patito di rock, ho la casa piena dischi, ma se devo sentire qualcosa di pop, lo ascolto in streaming. Ci sarà una possibilità in più.

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Gli esercenti intanto stanno vivendo una profonda crisi. Il Ministero ha firmato l’ultimo decreto sui cinema, ristabilendo l’obbligo di un passaggio di almeno 30 giorni in sala prima di approdare online, per i film italiani che ricevono proventi dallo Stato. Questa finestra basterà a salvare le sale?

Questa fase sarà molto dura e questa normativa non aiuta molto gli esercenti, anzi. Tanti italiani, per fortuna, stanno continuando a lavorare e alle cinque di pomeriggio sono ancora in ufficio, non possono di certo andare al cinema. Occorre uno slittamento del coprifuoco fino alle 24, per poter avere spettacoli fino alle 20, alle 22. Solo così gli esercenti incasserebbero di più. Queste normative e prese di posizione sono controproducenti per chi ha investito in un film.

Il cinema italiano è comunque il grande assente di questa ripartenza. Il film di Carlo Verdone ad esempio, “Si vive una volta sola”, ha fatto una impercettibile toccata e fuga in solo tre sale di Roma, facendo infuriare gli esercenti. Una scelta strategica?

Uscire di nascosto senza fare comunicazione significa non permettere a nessuno di vederlo. De Laurentiis ha stretto un accordo con Amazon che comprende oltre al film l’uscita della serie tv sulla vita di Carlo Verdone. Immagino abbiano seguito dinamiche di risarcimento per l’investimento fatto sulla pubblicità. Certamente ci sono vantaggi economici ad uscire sulle piattaforme, sarà stato così un po’ per tutti. Ma conoscendo il percorso di Carlo, sono sicuro che non sia affatto contento di questa scelta e che, se si fosse auto prodotto il film, avrebbe amato vederlo uscire in sala.

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