I precedenti nella storia delle interpretazioni “leggere” di Tom Cruise si contano su meno dita di quelle di una mano. Intorno al 2007 il neosposo di Katie Holmes aveva bisogno di migliorare la sua immagine. Erano passati due anni dai salti sul divano di Oprah ed era il periodo in cui girava in rete un estratto da un video promozionale di scientology in cui l’attore dava fondo a molte delle stranezze della setta. Era quindi necessaria la più classica delle operazioni simpatia che si concretizzò con la partecipazione a Tropic Thunder nel ruolo di Lens Grossman e poi solo due anni dopo (il tempo di accettarlo e girarlo) con il ruolo in Innocenti bugie. Due momenti tra i pochissimi della sua carriera in cui ha interpretato parti di commedia, quando non proprio comiche (per un precedente bisogna tornare ancora più indietro a Jerry Maguire).
Adesso che i tempi dei grossi successi sono abbastanza lontani e che i suoi film si attestano su livelli medi di apprezzamento e boxoffice è tempo di scelte più audaci. E’ probabilmente così che è arrivato Edge of tomorrow – Senza domani, film di Doug Liman tratto dalla light novel giapponese All you need is kill, e palesemente ispirato a Ricomincio da capo. In quel film Bill Murray ripeteva continuamente la medesima giornata (il giorno della marmotta) con esiti a metà tra l’esilarante e la fantascienza pura, quella sognante, delirante e fenomenale. Nel suo prossimo film Tom Cruise dunque è un uomo condannato a rivivere continuamente sempra la medesima giornata. Lo vediamo svegliato da un calcio al mattino e costretto a battersi in una guerra tra umani e alieni (siamo nel futuro) sulle spiagge della Normandia con indosso un esoscheletro (proprio futuro-futuro). E contrariamente a quel che lascia intuire un trailer eccessivamente serioso già non mancano occasioni di commedia. Cruise infatti non è proprio un soldato, più un PR, uno del reparto comunicazione dell’esercito che non ha mai preso in mano un’arma ma per motivi a noi ignoti ora è costretto e proprio nella prima battaglia entra in contatto con un alieno per risvegliarsi di nuovo all’inizio della giornata.
Il meccanismo è subito chiaro: a furia di attraversare la medesima giornata (ogni volta che muore riparte dalla sveglia con calcio) diventerà bravissimo, imparerà dove sono tutti gli alieni, cosa accade, come evitare le esplosioni, salvare i suoi compagni e via dicendo. Con un magistrale colpo al cerchio e uno alla botte Cruise riesce ad essere dunque nuovamente eroe d’azione ma con lato comico. Essendo il suo personaggio solo un povero PR, inesperto di tutto, vederlo padroneggiare armi e uccidere tutti i nemici con precisione matematica è già in sè esilarante per come implica l’aver ripetuto per chissà quanto il medesimo percorso. Questo tipo di film (Ricomincio da capo ma anche Source Code di Duncan Jones che pochi anni fa rispolverava il meccanismo) sfruttano infatti la dinamica chiave dei videogiochi: compiere della azioni, morire, ricominciare ad oltranza fino a migliorare per poter avanzare. Se aggiungete che l’ambientazione è un conflitto violentissimo con esoscheletri, in cui anche lo spettatore assieme al protagonista dopo 2-3 iterazioni impara a prevedere la comparsa degli alieni, sembra ufficialmente di essere dentro Titanfall, Halo o simili.
Ma la vera sorpresa, lo scopriamo immediatamente, è che contrariamente al solito questa volta c’è qualcuno che crede all’implausibile storia del protagonista (cioè che lui ogni volta che muore ricomincia da capo la medesima giornata): una donna soldato che ha avuto la medesima esperienza nel suo passato e vuole utilizzarlo per vincere la guerra. Tra la durissima Emily Blunt (soldato spietato e magistralmente abile, probabilmente diventato così combattendo chissà quante giornate uguali a se stesse per chissà quanto tempo) si stringe un legame prima comico che sentimentale, nel quale Cruise sta all’opposto logico dei suoi soliti ruoli. Non il bullo con moto, eroe desiderabile e infallibile, ma lo sfigato che non può ambire alla donna che gli dà ordini ed è costretto ad usare comici espedienti traendo giovamento dal ripassare sempre le stesse situazioni.
Per quanto la visione di soli 20 minuti sia assolutamente insufficiente per capire la riuscita di un film (solitamente poi i 20 minuti selezionati per questi assaggi sono i migliori di tutta la pellicola) è indubbio che Edge of tomorrow – Senza domani si candida quantomeno al ruolo di lungometraggio più atteso dei prossimi due mesi.