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Argento a Cannes per “Le meraviglie”, da 6 anni l’Italia è sul tetto del cinema

Il premio ad Alice Rohrwacher sugella un ciclo straordinario in cui il cinema italiano ha raccolto i maggiori riconoscimenti mondiali con opere ed attori sia giovani che non.
A cura di Gabriele Niola
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E’ andata a Winter sleep di Nuri Bilge Ceylan la Palma d’Oro ma come promesso nelle molte interviste pre-festival la presidente di giuria Jane Campion ha premiato i giovani in concorso con i due riconoscimenti più importanti dopo la palma. Xavier Dolan (25 anni e già 5 film bellissimi alle spalle) con Mommy prende il Gran premio della giuria e Alice Rohrwacher (32 anni e un altro film molto bello alle spalle) il Gran prix con "Le meraviglie". In parole povere all’Italia va la medaglia d’argento. Suona come una consolazione ma non lo è per niente, anzi chiude 6 anni in cui i nostri film e i nostri attori si sono imposti in tutte le principali manifestazioni cinematografiche mondiali.

Se non si può non essere contenti per il premio a Ceylan (regista turco dalla storia straordinaria: per anni eterno secondo a Cannes con film bellissimi e quest’anno finalmente vincitore con un film ancora più bello del suo solito) si deve davvero gioire per lo stato di forma del nostro cinema autoriale, ovvero quello da festival in grado di girare il mondo e conquistare terreno intellettuale. Quel 2008 che vide trionfare contemporaneamente Il Divo e Gomorra proprio a Cannes (rispettivamente Premio della giuria e Gran Premio) ha davvero aperto un ciclo come ci si augurava all’epoca e, dopo anni di buio in cui quasi unicamente Nanni Moretti teneva alta la bandiera del cinema italiano di serie A, abbiamo cambiato passo e cominciato a marciare a ritmi elevati sia con i film che con gli attori.

In quello stesso anno (il 2008), solo pochi mesi dopo Cannes, al festival di Venezia Silvio Orlando vinceva la Coppa Volpi per il miglior attore, exploit ripetuto nel festival francese due anni dopo, ovvero nel 2010, con la vittoria di Elio Germano protagonista di La nostra vita (un ex-aequo con quel mostro di bravura di Javier Bardem). L’anno seguente fu nuovamente un cineasta giovane a farsi notare, Crialese, che prese il Leone d’argento con Terraferma e poi nel 2012 la doppietta dei fratelli Taviani Orso d’Oro a Berlino con Cesare deve morire e Matteo Garrone un’altra volta Gran premio con Reality (è il riconoscimento che viene dato al cinema apre nuovi territori e in 4 anni due giurie diverse l’hanno dato al medesimo cineasta italiano). Al festival di Venezia del 2013 abbiamo infilato la Coppa Volpi a Elena Cotta per Via Castellana Bandiera e finalmente (dopo anni) il Leone d’Oro con uno dei film più innovativi, radicali e importanti di questi anni, Sacro GRA. Infine il 2014 ancora non si è chiuso (manca Venezia a Settembre) e possiamo già vantare questo Gran premio a Cannes e quell’altra sciocchezzuola che è l’Oscar come miglior film straniero.

Inoltre se si escludono Silvio Orlando, Elena Cotta e i fratelli Taviani (cioè 3 premi su 11) si tratta di talenti che appartengono alla nuova generazoine del cinema italiano, il più vecchio dei quali (Garrone) ha 46 anni e il più giovane, al momento della premiazione, ne aveva 30 (Germano). Sono numeri che parlano da soli e benissimo ma quello che non dicono è che la freschezza dell'aria che si respira in tutti questi film (anche quello dei Taviani!), si tratta di premi realmente meritati che stanno segnando un'epoca e che cominciano ad essere guardati ed imitati all’estero. Ci piace molto piangerci addosso ma la verità è che i nostri film (e tanti ce ne sono di meravigliosi che non riescono a prendere premi) negli ultimi anni stanno in prima linea nella definizione dei mutamenti dell’arte cinematografica, è difficile capirlo ora a caldo ma ce ne accorgeremo sempre di più nei prossimi anni.
Chi dice il contrario o non li ha visti o non vede quelli stranieri.

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