In Hunger uno strepitoso Fassbender è Bobby Sands, attivista pro-IRA
La pellicola di Steve McQueen arriva nelle sale italiane dopo ben 4 anni, grazie alla BIM Distribuzione, dopo aver vinto la Caméra d’Or per la miglior opera prima al 61° Festival di Cannes. Nel frattempo il regista ha girato anche “Shame”, nel 2011, presentato in concorso alla 68esima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove il protagonista, Michael Fassbender, ha vinto la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile. L’attore, è anche il protagonista di “Hunger” e dal 2008 in poi si è fatto ammirare in molte pellicole di successo come “Bastardi senza gloria” di Quentin Tarantino, “Jane Eyre”, “X-Men – l’inizio”, “A Dangerous Method", di David Cronenberg e “Knockout – Resa dei conti” di Steven Soderbergh. A partire dal 27 aprile lo vedremo nei difficili panni di Bobby Sands, attivista nordirlandese, morto in carcere in seguito ad uno sciopero della fame. Il film segna, quindi, l’inizio del sodalizio tra Steve McQueen e Fassbender, entrambi artisti eccezionali e dal talento indiscutibile. Per chi non lo avesse ancora visto in versione originale, consigliamo assolutamente di non perderlo.
La trama
“Hunger” (letteralmente “Fame”) racconta la vera storia di Bobby Sands, attivista pro-IRA che nel 1981 viene incarcerato dalle autorità inglesi per terrorismo. Il Primo Ministro Thatcher però depenna lo statuto speciale di prigioniero politico per i terroristi dell’IRA che quindi saranno considerati e trattati come criminali comuni, senza più lo status di “dissidente politico” che garantiva comunque delle agevolazioni da parte dell’ ONU. Raymond Lohan lavora come agente penitenziario in questo carcere, chiamato Long Kesh. Qui Davey Gillen, un giovane detenuto appena arrivato, benché terrorizzato, rifiuta categoricamente di indossare l'uniforme carceraria e si unisce alla protesta delle coperte, dividendo una cella sudicia con un altro detenuto repubblicano dissidente, Gerry Campbell. Temprato dalla spaventosa realtà del carcere, Gerry guida Davey nella routine quotidiana, gli insegna a fare entrare di nascosto una serie di oggetti e a scambiare comunicazioni con il mondo esterno, passandole a Bobby Sands, leader del loro raggio, durante la messa domenicale. Quest'ultimo incontra Padre Moran e gli rivela che intende guidare un nuovo sciopero della fame in segno di protesta per l'abolizione dello stato giuridico speciale riservato ai detenuti repubblicani. Nonostante Padre Moran cerchi di fargli cambiare idea, Bobby dà il via allo sciopero totale della fame, che lo porterà alla morte a soli 27 anni.
Il cast
Oltre al fantastico Michael Fassbender, in “Hunger” troviamo, anche lo straordinario Liam Cunningham, nei panni di Padre Dominic Moran. L’attore, negli ultimi anni, ha preso parte a film di successo come “Scontro tra Titani” nel 2010 e, recentemente, in “Safe House – Nessuno è al sicuro”, al fianco di Denzel Washington, dimostrandosi, quindi, estremamente versatile e sempre carismatico. Stuart Graham (“La Talpa”) è invece Raymond Lohan, mentre (“Una proposta per dire si”, “Breakfast”, “The Boxer”) interpreta il tormentato Davey Gillen. Completano lo straordinario cast: Liam McMahon (Gerry Campbell), Helen Madden (madre di Bobby), Des McAleer (padre di Bobby) e Helena Bereen (Madre di Raymond).
La nostra recensione
Un vero peccato che “Hunger” sia arrivato con un ritardo vergognoso nel nostro paese. La pellicola di McQueen è, infatti, un capolavoro assoluto. Ciò che colpisce immediatamente è l’estrema bravura di Michael Fassbender nel coinvolgere lo spettatore in quanto sta accadendo sullo schermo, trasmettere ogni minimo respiro o ansia durante tutto il periodo della sua prigionia e, soprattutto, quando decide di fare lo sciopero della fame che poi si rivelerà fatale. McQueen non risparmia nulla al pubblico, mette in scena immagini crudissime, vere, disturbanti, la sua regia è impeccabile e sembra quasi di assistere ad un documentario. Monumentale è il lunghissimo piano sequenza in cui viene mostrato il lungo colloquio (circa 23 minuti) tra Bobby e Padre Dominic Moran (uno stupefacente Liam Cunningham), nel quale il militante spiega le ragioni del suo digiuno/suicidio, quindi una sorta di sacrificio in favore della vita, proprio come un martire. Splendida la sceneggiatura scritta a quattro mani dallo stesso regista e Enda Walsh, volutamente scarna e fatta di lunghe pause in cui il silenzio vale più di mille parole. Le immagini parlano da sole, grazie anche alla perfetta fotografia di Sean Bobbitt e al montaggio di Joe Walker. Superbo McQueen, eccezionale Fassbender.
Voto: 9