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Mi dispiace Leo, ma questa volta proprio non lo meriti l’Oscar

Nonostante sia uno degli attori che più meritano la statuette, non è per Revenant che DiCaprio dovrebbe essere premiato. Il ruolo è forse uno dei meno potenti e più scialbi della sua carriera.
A cura di Gabriele Niola
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Leonardo DiCaprio è forse la più grande star del mondo Occidentale e non senza meriti. È un attore completo, realmente bravo, dedito al proprio lavoro e un vero uomo di cinema a tutti i livelli, non solo un mero esecutore. Il premio Oscar come riconoscimento ad una carriera simile a pochissime altre lo ha meritato in diverse occasioni (una per tutte, l’ultima prestazione in The wolf of Wall Street) e probabilmente in molte altre lo meriterà ancora. Revenant però non è tra queste.

Il film di Alejandro Iñarritu che è appena uscito nelle nostre sale ed è nominato a moltissimi Oscar, è però con tutta probabilità quello per il quale sarà premiato. Troppo atteso questo premio, troppo estrema la lavorazione del film, troppo vicino il ruolo all’idea stereotipica della recitazione sofferta, il protagonista del film interpretato da DiCaprio sembra fatto apposta per trionfare agli Oscar. Tutto ciò che l’attore ha dovuto fare, dal mangiare veri pesci crudi fino a stare tra i ghiacci, immergersi nei fiumi gelidi senza risparmiare nemmeno una goccia di fatica, probabilmente non passerà inosservato.

Tuttavia è anche evidente quanto questo ruolo sia tra i più scialbi di tutta la sua carriera. Forse rimarrà il più faticoso e probante, il più estremo e duro fisicamente, ma non il migliore o il più attorialmente sofisticato. E non è nemmeno una questione di demerito di DiCaprio, è la parte ad essere poco approfondita e per nulla stratificata, scritta per non avere profondità. Per fare un paragone nel medesimo film Tom Hardy e il suo Fitzgerald, che nella storia si oppone allo Hugh Glass di DiCaprio, ha modo di mostrare molte più sfumature, è un personaggio con una profondità inaspettata e meravigliosa. Tom Hardy però è nominato come Miglior attore non protagonista.

Revenant racconta di un uomo che durante una spedizione tra i ghiacci di due secoli fa, alle porte dell’era del West, rimane quasi ucciso dall’incontro con un orso. Miracolosamente sopravvive ma viene abbandonato dai suoi compagni e in più uno di questi uccide suo figlio davanti ai suoi occhi. L’uomo non morirà ma riuscirà a curarsi e trascinarsi nella neve. Determinato a sopravvivere e raggiungere da solo il forte marcia con in testa solo l’idea di vendicarsi. Chi è Hugh Glass? Cosa pensi, cosa provi, quale sia il suo carattere o quale viaggio interiore attraversi spostandosi nei paesaggi incredibili di questo film non lo sappiamo, non ci viene raccontato perché non interessa davvero a Revenant.

Il film di Iñarritu in realtà è un tour de force straordinario di fotografia, un’opera a cui non manca una certa retorica e pomposità ma che è anche in grado di regalare momenti mai visti prima. Girando sempre e solo con luce naturale e all’imbrunire, lavorando per raggiungere la maggior verosimiglianza immaginabile, Iñarritu e il suo direttore della fotografia Emmanuel Lubetzki (lo stesso di Birdman, lui sì questa volta bravissimo e probabile vincitore della sua statuetta), erano molto più interessati al paesaggio e alla maniera splendida in cui Hugh Glass è costretto ad essere bestia tra le bestie, animale tra gli animali per non soccombere, piuttosto che a disegnare una sofisticata psicologia.

Rimasto a bocca asciutta per J. Edgar, per The wolf of Wall Street o per Django, Leonardo DiCaprio forse è arrivato alla volta buona. Ma come già è capitato a moltissimi grandi di Hollywood, come Martin Scorsese, premiato una volta sola e per uno dei suoi film meno forti cioè The departed, riceverà un riconoscimento al film sbagliato, una ricompensa per tutte le volte che non lo ha vinto, invece della testimonianza di un’impresa attoriale davvero straordinaria di cui in Revenant non c’è traccia.

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