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Quentin Tarantino: i 55 anni del genio visionario del cinema nei suoi 7 migliori film

Il più geniale e visionario regista del cinema mondiale, il 27 marzo, compie 55 anni e, nella sua carriera, ha saputo crea un suo inconfondibile stile che l’ha reso un’icona vivente. In attesa del nuovo film, “Once upon a time in Hollywood”, con Brad Pitt e Leonardo DiCaprio e del nuovo progetto legato alla saga di “Star Trek”, ecco 7 suoi film che non possono mancare nella vostra collezione.
A cura di Ciro Brandi
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Il più geniale e visionario regista, attore, sceneggiatore e produttore del cinema mondiale, il 27 marzo, compie 55 anni. Quentin Tarantino ha saputo creare un inconfondibile stile fatto di dialoghi sferzanti e pieni di umorismo nero, una narrazione piena di salti temporali, fusione di vari generi, citazioni e smitizzazioni degli stereotipi della sua Hollywood e personaggi già entrati nella storia della settima arte. Accanito fan dei B-movies, della Nouvelle Vague, del cinema di Hong Kong, degli spaghetti western, dei poliziotteschi, del cinema italiano degli anni '70 (da Sergio Leone a Dario Argento) e di registi come Brian De Palma, Scorsese, Godard, John Woo, David Fincher, Luc Besson, la sua fame di cinema è sempre stata inesauribile e mai forgiata da alcuna scuola. In attesa del nuovo film, “Once upon a time in Hollywood”, con Brad Pitt e Leonardo DiCaprio e del nuovo progetto legato alla saga di “Star Trek”, per festeggiare nel migliore dei modi il suo compleanno, ecco 7 suoi film che non possono mancare nella vostra collezione.

“Le iene”(1992)

Il film d’esordio di Tarantino è ambientato a Los Angeles e racconta la storia del malavitoso Joe Cabot (Lawrence Tierney) e  del figlio Eddie “Il bello”(Chris Penn) che mettono insieme una pericolosa banda per rapinare un grossista di diamanti. La regola principale del gruppo è quella di mantenere l’anonimato, anche tra di loro, e quindi di chiamarsi con il nome di un colore. La rapina, però, si rivela un disastro e, dopo un duro scontro con la polizia e successive sparatorie, si capisce che uno di loro è un infiltrato. Alla resa dei conti finale resteranno solo in due. Già in questo primo film, Tarantino mixa sapientemente gli ingredienti che lo renderanno un numero uno del cinema internazionale: la cruda violenza, i dialoghi al fulmicotone (è autore anche della sceneggiatura), lo humor sarcastico e surreale, i piani temporali frammentati, una colonna sonora martellante composta da canzoni famose degli anni ‘70 che resta impressa nella memoria e un cast da sballo che conta la presenza di Tim Roth, Michael Madsen, Steve Buscemi, Lawrence Tierney e lo stesso regista nel ruolo di Mr. Brown. Un cult assoluto premiato scandalosamente solo con un Independent Spirit Awards al Miglior attore non protagonista (Steve Buscemi).

“Pulp Fiction”(1994)

Pulp Fiction” è sicuramente il film che lo identifica e che l’ha reso famoso in tutto il mondo. La pellicola narra quattro storie con una struttura circolare, riavvolgendo un nastro fino al principio mixando scene e frammenti visivi del presente e del passato. Ci sono Zucchino (Tim Roth) e Coniglietta (Amanda Plummer) che vogliono rapinare la tavola calda in cui stanno mangiando; Vincent (John Travolta) e Jules (Samuel L. Jackson), invece, sono due gangster che devono recuperare una misteriosa valigetta. Vincent, allo stesso tempo, è preoccupato perché deve tenere compagnia a Mia (Uma Thurman), la moglie cocainomane del suo capo. C’è poi Butch (Bruce Willis), un pugile al servizio di Marsellus (Ving Rhames), che ha disubbidito all’ordine di perdere un incontro importante. In seguito, ritroviamo Vincent e Jules nell'appartamento iniziale dell'inizio e hanno ucciso due delinquenti, tenendone uno in ostaggio. L’azione poi torna alla tavola calda. Simbolo del cinema degli anni ’90, trainato dalla canzone “You Never Can Tell”, di Chuck Berry, il film fu visto per la prima volta a Cannes nel 1994, dove conquistò la Palma d'oro. Agli Oscar, invece, fu candidato in sette categorie, facendo vincere a Quentin Tarantino e Roger Avary solo quello per la sceneggiatura originale. Tra la valanga di premi vinti ci sono anche 1 Golden Globe, 2 BAFTA, 2 David di Donatello, 4 Independent Spirit Awards e 3 National Board of Review Awards.

“Dal tramonto all’alba”(1996)

Tarantino non è il regista ma è lo sceneggiatore, produttore e uno dei protagonisti di questa horror-comedy diretta dal suo grande amico Robert Rodriguez. Protagonisti sono i fratelli Richard (Tarantino) e Seth (George Clooney) Gecko, due delinquenti che tentano di fuggire in Messico dopo aver rapinato un negozio di liquori in Texas e ucciso il proprietario e un ranger. I fratelli trovano rifugio in un motel assieme ad una donna in ostaggio, Gloria (Brenda Hillhouse), e combinano grazie ad un narcotrafficante messicano la loro fuga verso il sud. Prima di scappare, Richard e Seth vanno al locale Titty Twister, come da indicazioni del loro gancio ma, durante una rissa, tutti i clienti si riveleranno essere degli spietati vampiri. Da quel momento, inizierà la loro discesa all’inferno e la disperata lotta per salvarsi la vita e, finalmente, scappare via da quel posto. “Dal tramonto all’alba” è un film totalmente surreale, con frecciate enormi verso gli stereotipi di Hollywood, una colonna sonora martellante affidata a Graeme Revell e ZZ Top e un tripudio di effetti speciali che, all’epoca, lo fecero finire nel calderone dei film trash. Con gli anni è stato rivalutato alla grande, diventando una pellicola imperdibile con una prima parte assolutamente “alla Tarantino” e una seconda affidata alle creature amate da Rodriguez.

“Kill Bill: Volume 1”(2003)

Nel 2003, il regista ha fatto  letteralmente impazzire i suoi fan con “Kill Bill Vol. 1”. La pellicola racconta la storia della “Sposa”(Uma Thurman, candidata ai Golden Globe), una ex-killer che faceva parte dei “Deadly Viper Assassination Squad”. Aggredita e quasi uccisa il giorno delle nozze per ordine del suo padrino Bill, la protagonista entra in coma, per poi risvegliarsi dopo cinque anni. Addestrata dai monaci Shaolin allo Zen e alle arti del Kung Fu, diventa una macchina di morte con una sola missione, vendicarsi uccidendo Bill. L'idea del film nacque sul set di “Pulp Fiction”, quando la Thurman e Tarantino si ricordarono la storiella del pilota che Mia raccontava a Vincent nel locale. Nonostante li abbia girati come un'unica pellicola, per stessa ammissione del regista, i due film (volume 1 e Kill Bill volume 2) hanno elementi diversi: il secondo volume (del 2004) è più "occidentale", ispirato allo spaghetti-western, a Sergio Leone, mentre il primo film è più orientaleggiante,  con riferimenti a Bruce Lee e capolavori del genere kung fu e ai film del regista nipponico Kinji Fukasaku, amatissimo da Tarantino. Spietato, geniale, irriverente, surreale, crudo, adrenalinico sono solo alcuni degli aggettivi da usare per definire il primo capitolo, che serve da preparazione agli sviluppi ben più violenti del secondo.

“Bastardi senza Gloria”(2009)

Con “Bastardi senza gloria”, il folle regista racconta la storia di un gruppo di soldati americani ebrei, conosciuto come "The Basterds" che viene inviato nella Francia occupata dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale, con il preciso compito di assassinare brutalmente qualsiasi nazista incontri sul suo cammino. il cast è, come al solito, sensazionale Brad Pitt, Michael Fassbender, Diane Kruger, Daniel Bruhl, Eli Roth e tantissime altre star. Quentin Tarantino presentò la sua pellicola al Festival di Cannes 2008, dove Christoph Waltz vinse il Premio d'interpretazione maschile. Il titolo è un omaggio al film del 1977 di Enzo G. Castellari “Quel maledetto treno blindato”, uscito negli USA con il titolo “Inglorious Bastards”, che Tarantino ha storpiato in “Inglourious Basterds”. La pellicola – uno dei meccanismi registici più riusciti del regista, capace di deflagrare all’improvviso come una bomba ad orologeria – ha ricevuto 4 nomination ai Golden Globe, vincendone solo uno (Christoph Waltz come Miglior attore non protagonista) e ben 8 agli Oscar, portandone a casa sempre e solo uno, ancora per la performance di Waltz.

“Django Unchained”(2012)

Django Unchained” è nato come omaggio al film del 1966 “Django”, diretto da Sergio Corbucci e interpretato da Franco Nero, che nel film di Tarantino compare in un cameo. L’impianto narrativo è simile a quello di “Kill Bill Vol. 1”, però stavolta al centro della storia ritroviamo la schiavitù, nel più profondo Sud degli Stati Uniti. Qui, a due anni dallo scoppio della Guerra Civile, il regista inserisce le vicende di Django (Jamie Foxx), uno schiavo che si ritroverà faccia a faccia con il Dott. King Schultz (Christoph Waltz), un cacciatore di taglie di origine tedesca, che vaga alla ricerca di super ricercati in veste di dentista. Schultz è sulle tracce dell’ennesimo delinquente sul quale capo pende una taglia da 7000 dollari e solo e unicamente Django potrà aiutarli, perché conosce il volto del ricercato. Con la promessa di restituirgli la libertà, una volta portata a termine la missione, Schultz riesce a convincerlo e i due partono alla ricerca dei criminali più ricercati del Sud. Ben presto si scoprirà che il vero obiettivo di Django è uno soltanto, salvare Broomhilda (Kerry Washington), la moglie da cui era stato separato perchè venduta come schiava. Sarà proprio grazie a questa congiuntura di eventi che i due entreranno in affari con Calvin J. Candie (Leonardo DiCaprio), un ricco proprietario terriero, ora “padrone” di Broomhilda, al quale i due tenteranno di sottrarla. Il risultato è uno tra i suoi capolavori più completi e meglio sviluppati in assoluto, uno spaghetti western in cui il regista è riuscito a calibrare un giusto mix tra il genere, già di per sé delineato e il gusto pulp che lo contraddistingue. Il film, infatti, ottenne 5 nomination agli Oscar 2013, vincendone due: Christoph Waltz come miglior attore non protagonista e Tarantino per la miglior sceneggiatura originale.

“The Hateful Eight”(2015)

Con “The Hateful Eight”, Tarantino riprende il caro e amatissimo genere western, con gli eventi che si svolgono nell’America del Nord, diversi anni dopo la fine della guerra di secessione. Una diligenza viaggia nel gelido inverno del Wyoming e a bordo c'è il cacciatore di taglie JohnThe Hangman” Ruth (Kurt Rusell), assieme alla sua prigioniera Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh). I due sono diretti verso la città di Red Rock, dove la donna verrà consegnata alla giustizia. Lungo la strada, si aggiungono il Maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), un ex soldato diventato anche lui un famoso cacciatore di taglie, e Chris Mannix (Walton Goggins), che si presenta come nuovo sceriffo di Red Rock. Infuria la tempesta e la compagnia trova rifugio presso la stazione della diligenza di Minnie (Dana Gourrier), dove vengono accolti da quattro sconosciuti: Bob (Demian Bichir), che è accompagnato dal boia di Red Rock Oswaldo Mobray, il mandriano Joe Gage (Michael Madsen) e il generale della Confederazione Sanford Smithers (Bruce Dern). La bufera blocca gli gli otto personaggi che ben presto capiscono che raggiungere la loro destinazione non sarà affatto semplice. Tarantino, oltre a sfoderare l’artiglieria pesante per il cast, ha voluto nuovamente il fidato Robert Richardson alla fotografia e il grandissimo Ennio Morricone a curare la colonna sonora. Sta di fatto che con “The Hateful Eight” offre 6 capitoli di goduria sensoriale allo stato puro, con alcune scene spiazzanti e decisamente violente ma in perfetto stile tarantiniano. Ennio Morricone ha fatto suoi il Golden Globe e l’Oscar alla Miglior colonna sonora e, speriamo, in altre collaborazioni di questo genere.

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