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‘Sopravvissuto’ (su Marte): la fantascienza che si alimenta di idee e non di violenza

Dopo i grandi successi di Gravity e Interstellar, anche il nuovo film di Ridley Scott continua ad allontanarsi dalle solite avventure e a scegliere un approccio realista in cui gli eroi sono gli scienziati.
A cura di Gabriele Niola
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Nei film di solito gli scienziati o muoiono prima di aver portato a termine un compito importante o impazziscono e diventano malvagi o infine rimangono a terra e aiutano il protagonista da dietro un computer, fornendogli attrezzatura o indicazioni. In Sopravvissuto – The Martian invece c’è uno scienziato al centro dell’avventura, un botanico. Insomma non c’è un uomo d’azione poco pratico di questioni intellettuali ma molto pratico di sopravvivenza a condurre l’avventura, del resto anche la storia non è molto convenzionale, non ci sono le classiche minacce fino a ieri sconosciute ma la lotta di un botanico, interpretato da Matt Damon, che per errore è stato abbandonato su Marte durante l’esplorazione del pianeta e deve sopravvivere là dove non c’è niente di niente.

Negli ultimi anni abbiamo visto la fantascienza cambiare, già prima di Sopravvissuto – The Martian i successi internazionali di Gravity e di Interstellar (ma anche un film piccolo come Ex Machina) hanno raccontato storie simili, più scienza che fanta, procedendo in direzioni completamente diverse rispetto a quanto siamo abituati. Si parla sempre di spazio ma non ci sono mai alieni, sono film avventurosi ma non ci sono lotte a mani nude, fughe o astronavi nemiche, non ci sono nemmeno eroi convenzionali, i protagonisti sono tutti scienziati che utilizzano le proprie conoscenze. I nostri sono gli anni dell’orgoglio nerd, dell’approfondimento e della cultura scientifica che domina il mondo (la Silicon Valley ha giocato un ruolo non marginale in tutto ciò) e dunque i nuovi eroi sono scienziati che non sfidano l’impossibile ma fanno cose che solo loro sanno essere possibili. Sopravvivere nello spazio aperto, attraversare buchi neri o rimanere in vita su Marte, sono tutte imprese condotte senza gettare il cuore oltre l’ostacolo ma grazie alla conoscenza scientifica.

Certo la fantascienza oggi non è solo quella di Sopravvissuto ma anche Hunger Games, i prossimi Guerre Stellari, Prometheus, Terminator: Genisys e Humandroid, tutti molto più tradizionali. Eppure film come Sopravvissuto – The Martian, Gravity e Interstellar costituiscono la frontiera, ciò che questo genera sta realizzando di nuovo e diverso. Non a caso sono tra i pochi film “originali” in circolazione, che non hanno a che vedere con remake, sequel o saghe esistenti ma creano la propria storia da sè. E sebbene abbiano gradi di aderenza alla realtà differenti (Gravity è stato criticato moltissimo per gli “errori” di fisica che commette mentre Interstellar è stato scritto assieme ad uno dei più importanti fisici del pianeta), desiderano tutti essere realisti, non vogliono volare con la fantasia ma raccontare storie che appaiono come possibili se non proprio plausibili al 100% come fa Sopravvissuto.

Andy Weir, autore del racconto da cui è tratto il film (pubblicato gratuitamente online e diventato un caso letterario in poco più di un anno), è un programmatore che per scrivere il romanzo che sognava per due anni, tra il 2009 e il 2011, nel proprio tempo libero ha fatto solo ricerche sulla vita degli astronauti, le condizioni di Marte e la maniera in cui le sue idee potessero essere realmente messe in pratica. Quello che racconta nella sua storia, e che quindi vediamo nel film, è tutto accurato e preciso, plausibile e scientificamente inattaccabile, il suo eroe è un uomo che viene salvato dalle proprie conoscenze, sono loro che non gli fanno perdere la calma di fronte alla tragedia ma lo spingono ad applicare un metodo, razionalizzare, risolvere un problema alla volta fino a trovare soluzioni. Il trionfo della mente sull’animo, della consapevolezza sul coraggio e la ridefinizione di quel che definiamo un’avventura.

Diciamo spesso che il cinema non ha più idee e che tutto quel che vediamo è rimasticato da film già noti. Invece proprio sotto i nostri occhi la fantascienza, il genere che più di tutti è legato alla tecnologia, sta mutando riflettendo i cambiamenti nella nostra società. La centralità che la tecnologia assume nella nostra vita si rispecchia nella centralità che sta prendendo nei film, non più balle, invenzioni e implausibili fantasie ma avventure di finzione in scenari plausibili e documentate, con eroi che conoscono la scienza, hanno studiato e alla violenza preferiscono le idee. Se non è una rivoluzione questa.

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