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Fenomeno Song’e Napule, i Manetti bros. battono anche Russel Crowe

Grazie ad un’acuta strategia distributiva il piccolo film su un poliziotto infiltrato in un gruppo neomelodico sta diventando un caso ed ha già battuto nelle medie per sala colossi come Rio 2 e Noah con attori del calibro di Russell Crowe.
A cura di Gabriele Niola
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E’ 14esimo nella classifica degli incassi italiani di questo weekend ma è ben lungi dall’essere un fallimento! Song’e Napule è in realtà il film con la migliore media per sala dopo The Amazing Spider-man 2 (che invece è il primo della classifica generale), il che significa che ognuna delle sole 36 sale che l’hanno proiettato ha fatto il tutto esaurito o quasi e per questo per il prossimo weekend gli schermi invece che diminuire aumenteranno a 50, anche in regioni dove prima era assente.

Il film dei fratelli Manetti, commedia poliziesca che racconta di un agente con grandi doti di pianista che viene infiltrato in un gruppo neomelodico per indagare su una storia di camorra, è stato insomma l’affare migliore per gli esercenti e di conseguenza, fatte le debite proporzioni, il secondo film di maggiore successo del weekend. Si parla di circa 3.000€ per sala, molto più di Noah, Rio 2 o Gigolò per caso, che sebbene in totale abbiano incassato molto di più erano spalmati su un numero di sale tra le 400 e le 600 e ad ognuna hanno portato al massimo 2.000€. Dunque il merito del successo va sicuramente al film, che funziona e piace (anche il passaparola conta molto), ma non si può trascurare quanto sia stata gestita bene e in maniera oculata la sua distribuzione.

Il cinema è cambiato molto in questi ultimi 10 anni, specie dal punto di vista della fruizione, cioè di come e quanto si va in sala, ci siamo accorti tutti che i film adesso stanno molto poco in programmazione e, mentre anni fa avevano circa un mesetto per farsi notare, ora se non incassano bene da subito, dai primi weekend proprio, vengono smontati dalle sale. Dunque è difficile per un’opera che non può contare su un gran battage fare incassi di livello immediatamente e avere quella corsa lunga che consente al passaparola di lavorare. Solitamente infatti la media di permanenza in sala di film dal budget ristretto come quello dei Manetti è di una o due settimane. Assolutamente insufficiente. La strategia di Microcinema (distribuzione che aveva in carico la pellicola) è stata allora quella che i più accorti applicano in questi casi: cominciare con un numero molto ristretto di sale, inferiore a quelle cui il film potrebbe ambire, puntare su luoghi di certo successo e mirare ad aumentarle lentamente.

Si è cominciato quindi con 18 schermi (quasi tutti in Campania vista l’ambientazione della storia) e in virtù del successo di quelle prime proiezioni si è aumentato il numero passando alle 36 sale del weekend scorso, così che potesse di nuovo fare una media per sala eccezionale e fruttare molto ai cinema che lo ospitano (per invogliarli a tenerlo in cartellone) fino ad arrivare ad ora, alla terza settimana, momento in cui il passaparola comincia a lavorare e si può osare un po’ di più per, come detto, passare alla cinquantina di copie in più regioni. Il risultato di questa strategia è stato ottimo anche per la produzione che tra primo e secondo weekend di programmazione ha visto gli incassi aumentare del 73% invece del consueto e fisiologico calo di circa il 40% (che è quel che capita a praticamente tutti i film in sala: incassare sempre meno fino a che non vengono smontati).

Il che significa che, nonostante le difficoltà dei prodotti piccoli nel farsi notare, non è vero che il cinema per come funziona oggi non è in grado di assorbire film diversi, né è vero che i multisala tengono lontani i film delle piccole produzioni, né infine che è impossibile trovare un proprio pubblico. E’ vero solo che esistono film brutti, film che non piacciono e film che piacciono, basta capire come lavorare nel nuovo ecosistema.

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