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I 10 film più belli del 2016: in vetta l’amato Hiroshi Shiba, Deadpool e Zootropolis

Nella Top Ten di fine anno di Fanpage non potevano mancare “Revenant – Redivivo”, “Deadpool” e “Zootropolis”. Gli italiani da premiare, invece, sono “Perfetti sconosciuti”, “Lo chiamavano Jeeg Robot” e “Indivisibili”. Non vi resta che scoprire tutti gli altri.
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A cura di Ciro Brandi
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E’ stato un 2016 di grandissime uscite e, come al solito, a fine anno viene il momento di tirare le somme. Per noi di Fanpage.it non è mai semplice scegliere le pellicole per la top 10 perché ci sarebbero almeno 50 film a cui dare un 10+, però ci siamo fatti trasportare dalle emozioni che solo i grandi registi e i grandi attori sanno regalare. Le conferme arrivano da Alejandro González Iñárritu e Leonardo DiCaprio con lo straordinario “Revenant – Redivivo” e da “The Hateful Eight”, di Tarantino, veri capolavori, ormai già cult. A colpire nel segno sono stati, ancora una volta, i film di casa Marvel e Disney ma anche gli italiani e, quest’anno, una menzione speciale la meritano  “Perfetti sconosciuti”, “Lo chiamavano Jeeg Robot” e “Indivisibili”.  Ora, però, tocca a voi, fateci sapere se siete d’accordo e quali sono stati i vostri film da premiare.

“Revenant – Redivivo”

Ha fatto vincere il tanto agognato Oscar come Miglior attore protagonista a Leonardo DiCaprio e ne ha portati a casa altri due (Miglior regia ad Alejandro González Iñárritu e Miglior fotografia), ma “Revenant – Redivivo”, li merita davvero tutti. Raccontando la storia, basata su fatti reali, del cacciatore di pelli Hugh Glass, abbandonato dai suoi compagni dopo essere stato aggredito da un orso e creduto morto, il regista ci mette davanti un uomo in balìa della Natura, che arranca e che sembra cedere, ma stringe i denti spinto dalla vendetta. Un DiCaprio trasformato e plasmato per colpire lo spettatore (e l’Academy), aiutato dall’eccezionale fotografia di Emmanuel Lubezki, che restituisce un Canada, allo stesso tempo, straordinario, immobile e con insidie nascoste e con le musiche composte da Ryūichi Sakamoto, Carsten Nicolai e Bryce Dessner. A completare il tutto, c’è la meravigliosa performance di Tom Hardy, nei panni di John Fitzgerald, battuto agli Oscar, nella categoria Miglior attore non protagonista, da Mark Rylance.

“The Hateful Eight”

Dopo “Django Unchained”, del 2013, era difficile fare di meglio. Eppure, quel geniaccio di Tarantino è tornato con un altro western (totalmente diverso dal precedente), convincendo pubblico e critica, ancora una volta. Assoldando grandi star di Hollywood – Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Tim Roth, Michael Madsen, Channing Tatum e Bruce Dern – l’eclettico regista, con “The Hateful Eight”, sembra aver raggiunto una maturità registica che gli ha consentito di non premere il piede sull’acceleratore (se non nel finale), costruendo 6 capitoli che magnetizzano l’attenzione degli spettatori per ben 187 minuti, ipnotizzati dalla storia degli 8 protagonisti che si ritrovano chiusi, praticamente, in un rifugio del Wyoming mentre fuori imperversa una tempesta. Ognuno ha una (dura) storia alle spalle e Tarantino li dipinge alla perfezione, incorniciando i capitoli con le fenomenali musiche del nostro Ennio Morricone, premiato con il Golden Globe, il BAFTA e l’Oscar per la Migliore colonna sonora.

“Deadpool”

Nel caotico e meraviglioso Universo Cinematografico Marvel, "Deadpool" è decisamente la pecora nera, ma in senso positivo. Politicamente scorretto, volgare, autoironico, consapevole di essere un supereroe (legge le sue stesse avventure), imbranato ma potente e scaltro allo stesso tempo, è il personaggio più “cool” e originale della nota casa di cinecomics. Ryan Reynolds (la cui performance nei panni di “Lanterna Verde” è assolutamente da dimenticare) lo rappresenta alla perfezione sul grande schermo, diretto dall’esordiente Tim Miller, e il successo lo ha travolto, nonostante il divieto in USA ai minori di 17 anni non accompagnati dai genitori. “Deadpool” squarcia la serietà degli eroi Marvel, prendendosi in giro con l’irriverenza dei ragazzi di oggi, parlando al pubblico in sala e diventando quasi la parodia di se stesso. La pellicola ha portato a casa 2 MTV Movie Awards (Miglior performance comica a Ryan Reynolds e Miglior combattimento) ed è stata candidata a due Golden Globe 2017 (Miglior film, commedia o musical e Miglior attore in un film commedia o musicale). Adesso, i fan non vedono l’ora che il sequel arrivi nelle sale.

“Zootropolis”

La metropoli degli animali parlanti (del tutto simili agli umani) ha colpito nel segno, conquistando pubblico e critica e portando a casa ben 1.023.577.507 dollari. L’alleanza tra la coniglietta Judy e l’astuta volpe Nick Wilde per risolvere un caso complicato, ha fatto di questo 55° classico Disney una piccola perla della cinematografia, adatta ad un pubblico di tutte le età. "Zootropolis" è pieno di gag al fulmicotone, con personaggi straordinari (come dimenticare la lentezza di Flash il bradipo allo sportello della motorizzazione?), scenografie uniche e messaggi universali di giustizia, amicizia, solidarietà e civiltà. 10+

“Perfetti sconosciuti”

La commedia di Paolo Genovese è stata l’asso piglia tutto dell’anno, un caterpillar che ha travolto la concorrenza, portando a casa 2 David di Donatello (Miglior film, Migliore sceneggiatura), 3 Nastri d’Argento (Migliore commedia, Migliore canzone originale e Nastro d’Argento speciale a tutto il cast), 1 Globo d’Oro (Migliore commedia), 4 Ciak d’Oro (Miglior film, Migliore sceneggiatura, Migliore attore protagonista e Migliore canzone originale). Tutto parte dall’intuizione semplice e d’effetto di Genovese: che cosa succederebbe se alcune coppie si scambiassero i cellulari attorno ad un tavolo? Praticamente, il delirio. I dialoghi e il cast (Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Edoardo Leo, Marco Giallini, Benedetta Porcaroli, Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Kasia Smutniak) sono curati alla perfezione, dando vita ad intrecci volti a smascherare le ipocrisie degli “amici”, i potenziali scheletri nell’armadio in cui potrebbero rispecchiarsi davvero tutti. “Perfetti sconosciuti” è sicuramente la commedia del 2016 ed è stata apprezzata anche all’estero, vincendo il premio per la Migliore sceneggiatura al Tribeca Film Festival, nella sezione International Narrative Competition.

“Lo chiamavano Jeeg Robot”

Il film di Gabriele Mainetti è stato uno dei casi cinematografici dell’anno. La storia di Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria), delinquente di Tor Bella Monaca che un giorno entra in contatto con una sostanza radioattiva che gli da grandi superpoteri, ha sfidato (rischiando di brutto) le grandi major, tenendo testa a tutte le milionarie produzioni dello stesso genere. Mainetti inserisce la potenziale fiamma da difendere (Alessia/Ilenia Pastorelli) e anche il cattivo (Zingaro/Luca Marinelli), rendendo il tutto altamente credibile e godibile. Il regista è anche il produttore e ha curato la colonna sonora (con Michele Braga), scegliendo straordinarie canzoni degli anni ’80, mentre gli effetti speciali sono di Maurizio Corridori. Adrenalina, personaggi delineati e solidi, ritmo incalzante e attori eccezionali hanno già reso “Lo chiamavano Jeeg Robot” un piccolo cult, vincitore di 8 David di Donatello, 3 Nastri d’Argento, 1 Globo d’Oro e 4 Ciak d’Oro.

“Sully”

Il grande Clint Eastwood racconta la storia dell'ammaraggio del volo US Airways 1549, avvenuto il 15 gennaio 2009 nel fiume Hudson, ad opera di Chesley Sullenberger. Nei panni del capitano, il regista ha voluto il fenomenale Tom Hanks, e ha fatto benissimo. Eastwood, nel film, focalizza l’attenzione nei terribili giorni d’inchiesta su Sullenberger e il primo ufficiale, dando a Hanks la possibilità di esprimere, ancora una volta, un talento al di fuori del comune. L’attore diventa, praticamente, Chesley Sullenberger, la maschera diventa una sola cosa con la sua pelle, facendoci vivere il suo dramma come se fosse in diretta. La solitudine, i dubbi, la divisione interiore tra l’aver fatto la cosa giusta o sbagliata, ma sempre secondo coscienza, colpiscono allo stomaco. "Sully" è un film che fa riflettere molto e lascia estasiati senza ricorrere ad alcun tipo di inutile spettacolarizzazione. In questo, l’impronta di Eastwood è altamente riconoscibile.

“Indivisibili”

Il regista napoletano Edoardo De Angelis ha sempre colpito per l’originalità e l’attaccamento alla propria terra e, dopo “Mozzarella Stories” e “Perez.”, è stato applauditissimo a Venezia con “Indivisibili”, che racconta la storia di Daisy e Viola (Angela e Marianna Fontana), due gemelle siamesi, attaccate per il bacino, che cantano ai matrimoni e alle feste, dando così da vivere alla loro famiglia. Il padre sfrutta la situazione, fino a quando un chirurgo gli propone di separarle, dandogli, così, la libertà e la possibilità di realizzarsi individualmente. Lo stesso De Angelis ha dichiarato che il film è basato, essenzialmente, sul concetto di separazione e sul dolore che questo comporta. Il regista è riuscito a fotografare benissimo il passaggio dalla fanciullezza alla maturità delle protagoniste (bravissime anche se, incredibilmente, agli esordi), allontanandoci, man mano dall’idea di vederle come “fenomeni da baraccone”, strappandoci anche qualche risata, ma soprattutto, emozionandoci, con i sogni, le speranze e le illusioni di un popolo vero, che si muove sulle bellissime musiche di Enzo Avitabile e che avrebbe le ali per volare, ma ne ha il terrore.

“Rogue One: A Star Wars Story”

Gareth Edwards e George Lucas hanno vinto. "Rogue One", prima pellicola della Star Wars Anthology – prequel ambientato tra gli eventi visti ne “La vendetta dei Sith” e in “Una nuova speranza” – voluta fortemente dal produttore Lucas, è uno dei film più belli in assoluto del 2016. La storia è quella di un gruppo di ribelli che si unirà per rubare i piani de la Morte Nera e i nuovi personaggi, con le loro storie inedite, non snaturano assolutamente la mitologia della saga, anzi, la amplificano dandogli un nuovo respiro, tenendosi ben saldi nelle “barriere” dei codici e delle figure principali che l’hanno resa un cult. I personaggi principali, capitanati da Jyn Erso (Felicity Jones) con Cassian Andor (Diego Luna), Chirrut Imwe (Donnie Yen), Galen Erso (Mads Mikkelsen) e K-2SO, non fanno rimpiangere alcun protagonista dei film precedenti, seguendo i fili di una sceneggiatura (scritta da Chris Weitz e Tony Gilroy) senza sbavature. Dopo l’inizio un po’ lento, il film prende quota, con scene d’azione clamorose che diventano quasi “epiche”, in alcuni punti, arrivando al gran finale, un tantino scontato, ma decisamente impressionante dal punto di vista scenografico.

“Oceania”

Quest’anno, la Disney ha fatto l’en plein. Dopo “Zootropolis”, è arrivato “Oceania”, 56° classico che sta già scalando le classifiche mondiali grazie alla storia di Vaiana, un’adolescente del Pacifico meridionale che, un giorno, decide di partire per esplorare il mondo al di là della barriera corallina. Con lei, ci sarà Maui, un semidio capace di assumere qualsiasi forma. Insieme, i due si troveranno ad affrontare creature enormi e a superare imprese impossibili. I registi Ron Clements e John Musker sono stati abilissimi nel costruire un mondo acquatico fantasmagorico che ruota attorno alla protagonista principale, originale eroina dal carattere forte, moderno e anticonformista, che non ha uno spasimante (evviva) e che si avvicina  di più a Merida di “Ribelle – The Brave”, che alle altre principesse Disney. Oltre all’impatto visivo (tutto è graficamente perfetto, dall’Oceano agli animali, frutto di un sapiente uso della CGI), il messaggio ecologico del film è molto forte con un finale meraviglioso e appagante che segna il recupero delle tradizioni.

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